Silvio Berlusconi, nel corso di un’intervista all’ Agi, annuncia che in caso di vittoria il primo viaggio da premier intende farlo in Israele. “Il viaggio - dice - che ha più senso sarebbe proprio quello in Israele, rispondendo all’invito del presidente”. Il candidato premier del Pdl ricorda di essere stato invitato dal presidente israeliano a partecipare ai festeggiamenti dei 60 anni di Israele (http://www.repubblica.it/).
Forse questa dichiarazione di Berlusconi passerà inosservata e non se ne parlerà affatto sui giornali di domani, ma in realtà -se ci pensiamo bene- rappresenta un annuncio che rompe in modo definitivo con la politica estera portata avanti dal Governo dell’Unione e dal suo Ministro degli Esteri Massimo D’Alema.
In questi 20 mesi abbiamo visto di tutto, e ci siamo vergognati di avere come rappresentante dell’Italia all’estero un Ministro sempre prodigo di attenzione verso le organizzazioni terroristiche di Hamas ed Hezbollah, gruppi finalizzati allo sterminio di innocenti e alla distruzione dello stato di Israele. A questo proposito, rammentiamo che nell’estate del 2006 Massimo D’Alema se ne andò a braccetto per le strade di Beirut con l’esponente e deputato di Hamas Hussein Haji Hassan. Questa foto fece il giro del mondo e suscitò le giuste ire della Comunità Ebraica italiana:Successivamente il Ministro definì Hamas come “movimento popolare”, e sostenne la necessità di “coinvolgere nel processo di pace una parte importante del popolo palesinese”, con un implicito riconoscimento dell’organizzazione del terrore, colpevole dei più efferati delitti e attentati “kamikaze” contro civili israeliani. La politica ambigua di D’Alema suscitò aspre critiche da parte del centrodestra e dell’Ambasciatore israeliano Meir, che rispose così: “chi ci invita ad aprire trattative con Hamas in effetti ci invita a negoziare sulle misure della nostra bara e sul numero dei fiori da mettere nella corona”.
Fortunatamente i tempi bui sono passati, e Berlusconi si accinge a ritornare al Governo, con un primo atto destinato a cambiare alla radice la politica estera fin qui seguita, e a riallacciare i rapporti con Israele. L’annuncio del Cavaliere può davvero rappresentare un ottimo inizio per il suo eventuale futuro esecutivo. Gli ammiccamenti ai terroristi sono finiti; il ritorno all’amicizia con i veri rappresentanti della democrazia in Medio Oriente e l’atto di omaggio verso il 60° anniversario della fondazione di Israele ci riempiono di orgoglio.
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