mercoledì 9 aprile 2008

E i privilegi delle Coop rosse?


Come si conviene a un candidato alla Presidenza del Consiglio, ammesso e non concesso che così in alto ci arrivi per davvero, Walter Veltroni ha parlato in questa campagna elettorale ormai alle ultime battute di tutto o quasi tutto. E' quasi paradossale pensare che un politico così vago e vuoto trovi le piazze piene in ogni benedetto luogo in cui si reca. Ma tant'è.
Il buon Walter ha snocciolato almeno una decina di provvedimenti da approvare nel primo consiglio dei ministri come priorità. Al Sud ha parlato di criminalità organizzata, sicurezza sui luoghi di lavoro e carovita. Al Nord ha spostato la discussione sulle imprese, sugli sprechi della pubblica amministrazione, sui costi della politica e, udite udite, sui privilegi, sulle caste.
Non ho sentito però, da quando il Sindaco di Roma è sceso in campo contro il Pdl e Berlusconi, una sola parola detta su uno tra i tanti squallidi privilegi esistenti in Italia: quello delle Coop rosse, moderne filiali del capitalismo color rosso con esenzioni fiscali da far impallidire il Liechtenstein. Naturalmente in virtù del loro status e della loro storia lo Stato, che dovrebbe garantire uguaglianza di trattamento di fronte alla legge, scavalca la normale amministrazione e tollera di buon grado un'esenzione fiscale assai cospicua.
Le altre imprese, nel frattempo, si mangiano le mani.
E' grave che Veltroni, tra tante sacche di feudalità nell'Italia che sperpera, si sia dimenticato tutti i favori alle cooperative. Ma non è solo questo il punto.
Il programma di Veltroni lo ha scritto Enrico Morando, un ex migliorista del Pci che, di punto in bianco, si è rifatto una verginità politica, sempre a sinistra, con la fama di "liberale" e universalmente riconosciuto come tale.
Ci chiediamo in tutta franchezza che razza di liberale sia uno che sopporta queste ingiustizie a danno del contribuente e della concorrenza sul mercato, solo perché chi è avvantaggiato da questo circolo vizioso fa tanto piacere alla sua parte politica, tanto da non citarle neppure nel programma del Partito Democratico. Parte politica che, tra l'altro, con le Coop ci tresca da anni. E' questa la svolta? E' questo il cambiamento? Nutriamo dubbi.

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