martedì 1 aprile 2008

Con Prodi inflazione alle stelle


Per quanto paradossale possa sembrare, Prodi fa rima con inflazione. In marzo l’andamento del costo della vita segna un aumento del 3,3%, contro il 2,9% di febbraio. Era dal settembre del 1996 (anche all’epoca Prodi era a Palazzo Chigi) che il carovita non toccava punte così elevate. Ed il peggio deve ancora arrivare, visto l’atteso aumento delle tariffe.
A spingere i prezzi verso l’alto, soprattutto l’andamento dei prodotti petroliferi e quelli alimentari. Ma a peggiorare le cose per i consumatori italiani è il forte carico fiscale, che drena risorse delle famiglie e riduce il loro potere d’acquisto.
Non ci voleva un mago dell’Economia per capire che – viste le tensioni sui prezzi delle materie prime, petrolio e grano su tutte – l’inflazione avrebbe alzato la testa; con una graduale riduzione del potere d’acquisto di tutti gli italiani. Il governo, però, anziché tamponare questo prevedibile impoverimento determinato da cause esterne attraverso un alleggerimento del prelievo fiscale, ha portato lo stesso verso livelli record.
E non è casuale il fatto che ogni volta che Prodi e la sinistra vanno a Palazzo Chigi si portino appresso inflazione e pressione fiscale. Aprile 2008 e settembre 1996 hanno in comune sia il tasso d’inflazione sia il livello di prelievo fiscale. Coincidenze non casuali. Il Professore è a Palazzo Chigi e la sinistra è al governo. Un mix che produce, oggi come allora, un impoverimento degli italiani. E se queste coincidenze si ripetono a distanza di 12 anni non è casuale. È frutto di una politica economica unicamente impostata sull’aumento della spesa, a cui deve seguire una maggiore pressione fiscale. Se poi a queste scelte si innesca una crisi economica, il danno – per gli italiani – è completo.


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