Il presidente del Consiglio ha avuto l'idea di sospendere la presenza dei rappresentanti del governo ai talk show. L'ha avuta dopo una performance di Rosy Bindi. La Bindi è un classico caso di odio teologico, lo ha dimostrato nella macellazione perfetta che essa ha fatto dei democristiani del Veneto: è stata il vero braccio secolare di Martinazzoli e del passaggio a sinistra del Partito Popolare. Non so se questo disegno ragionevole di un Aventino televisivo della maggioranza sarà confermato: le parole di odio convengono alla sinistra, la maggioranza preferisce i fatti. E li preferiscono anche gli elettori. Ma che la sinistra, spaesata nel popolo, voglia ricreare un clima di odio nel paese lo si vede dal modo in cui la stampa, sempre influenzata dalla sinistra che è la cultura dominante nei giornalisti, tratta i temi del razzismo.
«Cinese picchiato: è razzismo». Lo dice nel titolo Il Corriere della Sera. Ed ovviamente se un cinese picchia un italiano è autodifesa. Per la cultura dei media l'Italia comune, che non parla il politichese, è razzista e non lo sa. Il paese ha assorbito una grande quantità di neri, è stato intermante invaso da gente di colore. I cinesi hanno creato un'economia sommersa autogestita, tutta al di fuori dalle regole occidentali. La gente ha accettato questo fatto. Educata dal cattolicesimo su cui si è innestato il socialismo, l'Italia ha una cultura terzomondista da decenni. Non a caso è una terra in cui il personaggio più stimato è il missionario. Ma si deve pensare che l'italiano è razzista perché bisogna assicurare il carattere salvifico della sinistra, che introduce nella massa malata di un popolo formato dal cattolicesimo e che di per sé non può produrre che il fascismo, il germe salvifico della civiltà. Bisogna educare gli italiani a pensare se stessi come colpevoli, a vergognarsi di essere italiani, a credere di dover essere redenti da un peccato originale di cui il razzismo è l'effetto. E pensare che il duce promosse la rivista in difesa della razza di Telesio Interlandi, perché colpito dal fatto che gli italiani, come i portoghesi in Brasile, si accoppiavano facilmente con le abissine. La rivista aveva come logo una spada che separava una statua romana da una immagine ebraica e da una donna abissina.
Essere italiano come colpa, come un popolo potenzialmente fascista e razzista che deve curare se stesso e sostenere coloro che si dicono antirazzisti e antifascisti, minoranze salvifiche di un popolo perduto. La sinistra si rappresenta così. Il peccato originale di razzismo e di fascismo si estende alla Polizia, alle forze dello Stato che sono dei picchiatori in potenza, colpevoli come istituto. Di fronte a questa predicazione di odio, si comprende l'Aventino del governo, che vuole evitare la scarica di insolenza che viene gettata sull'Italia come realtà e sul governo come suo rappresentante.
(da Il Giornale del 4 ottobre 2008)
domenica 5 ottobre 2008
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