IL CAPO dello Stato lancia dal Vaticano lallarme razzismo. Per Veltroni è emergenza nazionale. Le anime belle (e anche quelle brutte) della sinistra si danno convegno sui teleschermi, nelle piazze, sui giornali. Denunciano sopraffazioni xenofobe. La colpa è del clima, del berlusconismo, del maronismo. Se la prendono con la polizia che a Ciampino ha fermato una somala già nota per contrabbando di droga. Marciano per condannare luccisione a Milano di un giovane di colore (nero e negro sono al di fuori del politically correct). Ma forse è il caso di ricordarlo non fecero una piega quando, qualche tempo fa nelle Marche, un rom ubriaco investì e uccise quattro persone senza peraltro finire in prigione.Siamo davvero tanto cattivi? E se lo siamo, come sconfiggere la deriva razzista, mi chiedono alcune e-mail? La risposta ovvia è: lintegrazione. Intendo lintegrazione sociale e economica, come sta avvenendo in molte province del Nord, in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, che sono un modello per tutta lEuropa.Ma non è questo il traguardo inseguito da chi ci (e si) dipinge come un popolo di ipocriti sciovinisti indulgenti o complici di fronte a pestaggi e insulti. Il traguardo è la concessione del diritto di voto. Dapprima a livello locale, amministrativo. Successivamente a livello politico. E se ne comprende il perché: in ogni nazione che abbia conosciuto fenomeni migratori, la prima generazione vota in grande prevalenza a sinistra. E accaduto fra gli italo-americani: sino alla metà del secolo scorso erano quasi tutti democratici, ora sono quasi tutti repubblicani.E giusto, mi chiedono ancora? Sarebbe giusto, anzi doveroso far votare quegli immigrati che hanno la cittadinanza italiana. Per ottenerla ci vogliono dieci anni di residenza legale. Si può discutere se ridurla a cinque come avviene negli Stati Uniti. Ma il passaporto è una condizione pregiudiziale. E non solo negli States.Se diamo unocchiata allEuropa, vediamo che solo la Gran Bretagna fa uneccezione per i cittadini provenienti da Paesi del Commonwealth. E a livello locale le eccezioni più note sono in Danimarca, Svezia, Finlandia, Svizzera, Portogallo (per i brasiliani). La chiusura dei grandi Paesi dellUe si spiega con la consapevolezza di due grandi ostacoli. Il primo riguarda, come in Italia, la Costituzione: va emendata e ci vuole una maggioranza qualificata. Il secondo è di opportunità: le elezioni amministrative hanno talvolta una forte valenza politica. (cesaredecarlo@cs.com), La Nazione, 6 Ottobre 2008
martedì 7 ottobre 2008
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