
Come si può non sperare che il popolo americano sia tanto maturo, tanto cosciente della sua storia da eleggere un nero alla presidenza?
La domanda è retorica, ma ci costringe a ricordare perché ci sono gli afroamericani (ma non gli antenati di Obama) in America: erano schiavi.
Ma la pelle, non basta, né bastano le straordinarie doti oratorie e di freschezza politica, le nuove porte alla partecipazione popolare che Obama sa aprire.
Per diventare presidente degli usa è indispensabile avere altro.
E Obama, quest'altro, non l'ha e non solo perché il suo partito, quello democratico è stato sino a Kennedy il partito degli schiavisti (Lincoln era repubblicano) e dei razzisti nel sud democratico.
Obama non ha strategia politica, come giustamente spiega Sarkozy, che è facile profeta quando pronostica un suo disastro nei confronti dell'Iran (previsione peraltro confermata anche dal vice di Obama, Joe Biden).
E' pura forma, accattivante, ma pericolosa quando sei nominato per 4 anni monarca semi assoluto della più grande potenza mondiale.
Obama è sì un nero, ma non è Colin Powell, non ha neanche un'oncia della sua esperienza di comando e men che meno è una Condoleeza Rice.
Obama è un perfetto epigono di Jimmy Carter, con straordinari tratti di somiglianza ''profetica'' con il presidente più sciagurato di tutto il secolo scorso.
Per questo è arduo tifare Obama, è rischioso.
Per questo non tifo Obama
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