lunedì 24 novembre 2008

VILLARI E IL MARTELLO DEI PARTITI


Pazzo. Cavallo pazzo. Completamente pazzo. Mummia democristiana. Arlecchino servo di due padroni. Traditore come De Gregorio. L’Onorevole Poltrona. «Per una poltrona Riccardo si venderebbe anche un parente» (questa è della pia Rosy Bindi)...

«Uno stronzo» (Franco Marini). «Un Giuda che si è venduto per trenta denari al corruttore politico Silvio Berlusconi» (Antonio Di Pietro). «Un teatrante napoletano, un uomo falso, astuto, sleale e viscido» (Fabrizio Morri, capogruppo del Pd nella Commissione di Vigilanza). Infine «napoletano» e basta. Ripetuto di continuo come un insulto.Questo e altro è stato detto o scritto sul conto di Riccardo Villari, protagonista della guerra civile nella Vigilanza Rai. Ha ragione lui quando sostiene: «Mi stanno massacrando». Ma era quasi fatale che gli accadesse. Soprattutto per un motivo che ha sottovalutato nell’accettare i voti del centro-destra. E che invece avrebbe dovuto avere ben presente, visti gli anni passati in Parlamento. Durante i quali avrà pur conosciuto a fondo che tipi siano i vicini di banco e poi di partito.Il motivo è che non bisogna mai mettersi contro la sinistra. Specialmente se si appartiene, con tessera o meno, a quel campo. Ne so qualcosa anch’io, grazie ai miei libri revisionisti. Nel Pd è rimasto un vecchio grumo di arroganza violenta, che neppure il piacionismo di Walter Veltroni ha dissolto. Il Complesso dei Migliori spesso si presenta con la divisa del teppismo, pugno di ferro compreso. Non appena sgarri e non stai agli ordini, i Migliori ti pestano, ti espellono, ti sputtanano.Per questo è lecita la domanda del Riformista: «Ma è il Pd o il Pcus?». Mi limiterei a rispondere che è il vecchio Pci. Dal momento che lo stile autoritario-repressivo era la cifra del Partitone Rosso. E ha pervaso gran parte della parrocchia di Veltroni, anche nelle componenti cattoliche ed ex-democristiane.Uso il termine pervaso in senso totale, dal vertice alla base. Non s’illuda, Villari. Anche nell’ultima sezione del Pd d’ora in poi lo accoglieranno a uova marce. Il discredito sta dilagando. Ce lo ha spiegato Concita De Gregorio nel fondino quotidiano sull’Unità, scrivendo di «un’ondata di reazioni» tra i lettori del suo giornale. E si riferiva soltanto al pizzino di Latorre. Facile immaginare che cosa stia accadendo ai danni di Villari.Anche la signora De Gregorio ci ha messo il suo carico da dodici. Con l’aria di invitare i lettori alla calma, ha scritto: «Bisogna smettere immediatamente di immaginare il celebre politico napoletano come lui medesimo si pensa: in piedi sullo sgabello del domatore di leoni con la frusta in mano, vestito da Napoleone con la mano nella giubba, incoronato re su una poltrona di velluto rosso».Ma Concita è una dilettante in golfino bianco rispetto a quel che abbiamo letto su un altro quotidiano, assai più forte del suo. Villari è stato dipinto così: «Un topo che da tutta la vita aspetta il suo pezzo di formaggio», «Fradiciamente democristiano», «Orgoglioso di inscenare, sia pure nel suo piccolo, la commedia dei due forni», «La sua utopia politica è la moglie ubriaca e la botte piena», «Nel mondo dei Villari i cristiani passavano all’Islam in cambio di un lavoro sulle navi pirata», «Nel mondo dei convertiti e dei pentiti, la mediocrissima spregiudicatezza di questo vanitoso allievo di Mastella e di De Mita non scandalizza davvero nessuno».E ancora, sempre sullo stesso giornale forte: «Una degnissima faccia di bronzo», «Si è barricato nel bunker blindato, con una riserva di vongole e babà sufficiente per sei mesi», «Democristiano di quarta fila e piccolo barone della medicina, Villari è stato riciclato prima da Mastella e poi da Rutelli, non tanto in virtù di dubbie doti politiche, quanto per la conclamata cortigianeria».Sono citazioni che traggo da Repubblica, con malinconia. Ho lavorato in quel giornale quattordici anni e non ho memoria di un politico coperto come Villari con tante palate di fango. Neppure Bettino Craxi venne schernito così. Comunque, il leader socialista era un potente del partitismo e disponeva dei mezzi per replicare. E lo fece senza risparmio.Ma Villari non può replicare né difendersi. Ormai è un figlio di nessuno. Anche il centro-destra, che pure lo ha votato, adesso gli chiede di dimettersi. Perché allora un astio tanto rabbioso e indecente? Forse il Golia di Repubblica bastona il Davide della Vigilanza per mostrare la propria superpotenza a un Veltroni alla frutta. Vuole rammentargli che la politica del Pd viene decisa in quel giornale e non altrove. Stia attento, dunque, il povero Walter a non sgarrare. Se ci prova, il linciaggio toccherà a lui.Tuttavia, Villari non è solo. E sta diventando un simbolo positivo per una parte dell’opinione pubblica. Quella che non ne può più di un sistema partitico che accoppia la violenza superba a un’impotenza totale nel servire il Paese. Cinquanta anni fa, all’Università di Torino, Norberto Bobbio ci spiegava che i partiti sono come il martello. Se uno si dà il martello sulle dita, non deve gettarlo via. È sufficiente che impari a usarlo nel modo giusto. Ma come stanno le cose oggi?Oggi i partiti non vogliono saperne di essere usati nel modo acconcio dai cittadini che li votano. Sono un martello diabolico che si muove da solo e picchia dove conviene a lui. Villari si è rifiutato di arrendersi sotto le martellate. Il Bestiario si augura che non ceda, che resista. E provi a fare il suo dovere in quel gran bordello che è diventata la magica Vigilanza.


Giampaolo Pansa \ il riformista

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