S’è rotto l’argine; gli equilibri interni sono saltati; l’armistizio siglato tra le correnti - che prevedeva l’interruzione delle ostilità, fino alle Europee - è stato revocato.
Ed ora è guerra. Aperta e condotta a volto scoperto.
A far crollare la diga, che tutto conteneva - asprezze, volontà di rivalsa e bramosia di potere -, la nomina di Villari alla Presidenza della Vigilanza: l’uppercut con cui D’Alema, ha steso al tappeto Walter. Impotente a reagire, impotente a sopravvivere. Selvaggina che sta spirando; e che Max, ridottane a brandelli la carne, assapora. Lentamente. Perché ne vuole prolungare l’agonia, con sadica lucidità.
Quando deciderà di infliggergli il colpo di grazia, questo non è dato sapere. In ogni caso, la danza macabra che accompagnerà il feretro di Walter, oramai ha preso il via. E quando avverrà la tumulazione, c’è da starne certi, lui, Baffino, sarà in prima fila: a godersi lo spettacolo. Pronto a mostrare il pollice verso.
Fino ad allora, scorrerà altro sangue; e proseguirà la guerra tra bande.
Come quella cui si assiste in questi giorni: veltroniani contro dalemiani; e al centro, la storia del “pizzino” con cui Nicola La Torre avrebbe aiutato l’avversario Bocchino, a difendersi dalle accuse del dipietrista Donadi. Ciò che ha provocato lo tsunami, e che ha indotto molti a chiedere le dimissioni di Latorre, dalla carica di vice capogruppo del Pd al Senato.
Stefano Ceccanti, veltroniano:
“Sono incredulo. Mi attendo che Latorre smentisca. Così è un suggeritore della maggioranza”.
Paolo De Castro, dalemiano (Corriere della Sera, 21 novembre, pagina 9):
“Il bigliettino di Latorre? Non vorrei che qualcuno usasse come pretesto un sedicente avvenimento mediatico per sprigionare il proprio livore politico”.
Beppe Fioroni (Corriere della Sera, 21 novembre, pagina otto):
“Chi pensava a un complotto contro Walter ha fatto come i pifferi di montagna: vennero per suonare e furono suonati”.
Goffredo Bettini, veltroniano (Corriere della Sera, 21 novembre, pagina otto):
“Hanno vinto la coerenza e la lealtà di Walter, il risultato è che chiunque abbia voluto colpire il Pd e Veltroni esce deluso da questa storia”.
Giorgio Tonini, veltroniano (Corriere della Sera, 21 novembre, pagina otto):
“Il Pd mi sembra una casa di appuntamenti. Con il caso Villari sono stati sconfitti quelli che volevano mettere in difficoltà in maniera opaca e obliqua la leadership di Veltroni. Chi non è d’accordo con lui esca allo scoperto”.
Gianni Cuperlo, dalemiano:
“Leggo di Fioroni e Bettini che parlano di attentato sventato contro il segretario. Ma che attentato? A opera di chi? È troppo chiedere di militare in un partito dove l’obiettivo non sia fare pulizia di ciò che non garba?”.
Francesco Boccia, dalemiano:
“Stiamo tornando dal mito di Obama a quello di Stalin?”.
Roberto Gualtieri, dalemiano, parla di una:
“Campagna di delegittimazione dal sapore stalinista”.
Ancora il veltroniano Tonini:
“Ma quale stalinismo, questo partito a volte mi sembra una casa di appuntamenti. Una disciplina democratica è necessaria. Mi ha sorpreso che Latorre non abbia smentito nulla: è una pessima figura della politica”.
Il diretto interessato, Nicola La Torre:
“Se si vogliono far fuori D’Alema e i dalemiani lo si faccia a viso aperto senza ricorrere a queste meschinità. Non si può più tollerare che per nascondere eventuali responsabilità politiche ed errori in questa come in altre vicende si ricorra al tema del complotto dalemiano. Questa storia sta diventando grottesca e imbarazzante: ormai è chiaro che si usa questo argomento per distogliere l’attenzione dalle difficoltà reali”.
Pierluigi Bersani, dalemiano:
“Veltroni è il segretario di tutti e non va bene che qualcuno pensi di difenderlo aggredendo altri. Credo sia arrivato il momento di dire basta ai lanci di pietre che sbucano ogni giorno sulla stampa, in interviste, in dichiarazioni o battute. Nel Pd bisogna discutere. Veda il segretario in quale luogo sia utile farlo, e farlo in modo composto e serio, più adatto al momento che viviamo e alle responsabilità che abbiamo”.
Ecco, c’è bisogno di “discutere”. E spetta al “segretario” stabilire “in quale luogo sia utile farlo”. Traduzione: è necessario anticipare il congresso del Pd.
A pensarlo, sono in tanti. Forse tutti.
Enrico Morando:
“Mi sembra tutta una discussione confusa. Per nove decimi sono chiacchiere inutili, per la parte utile sono la dimostrazione dell’esigenza del congresso. Servono posizioni trasparenti che vadano di fronte agli iscritti e agli elettori del Partito democratico per metterli in grado di decidere quali sono al momento le posizioni prevalenti e la linea politica da adottare. Tutto il resto si vedrà quando si andrà finalmente al congresso”.
Goffredo Bettini, poi, esorta Walter a compiere il grande passo in tempi brevi:
“E’ l’unica cosa da fare: anticiparlo e al più presto, a marzo o aprile, perché è inutile illudersi: quelli non si acquieteranno”. Parla dei dalemiani, ovviamente.
Anche Beppe Fioroni invoca il congresso. Ed introduce un altro argomento spinoso:
“Se continuano a rompere le scatole, facciamo il congresso. E se insistono con la storia del Partito socialista europeo, allora è meglio che escano dal Pd e partecipino alla costituente della sinistra con Rifondazione”.
Già, il Partito socialista europeo. C’è chi vorrebbe che il Pd ad esso aderisse, e chi invece è pronto ad uscire dal partito, pur di scongiurare questa ipotesi.
Come Francesco Rutelli:
“Ora abbia il coraggio di portare il Pd su un percorso nuovo (si riferisce a Veltroni, ndr), iniziando dalla sua collocazione internazionale, che certo non può essere legata né all’Internazionale socialista né al Partito socialista europeo”.
“Quando abbiamo sciolto la Margherita se c’era una cosa certa era che non la stavamo sciogliendo per ritrovarci nel Pse”.
Veltroni e il Pd, insomma, godono di ottima salute.
Ed ora è guerra. Aperta e condotta a volto scoperto.
A far crollare la diga, che tutto conteneva - asprezze, volontà di rivalsa e bramosia di potere -, la nomina di Villari alla Presidenza della Vigilanza: l’uppercut con cui D’Alema, ha steso al tappeto Walter. Impotente a reagire, impotente a sopravvivere. Selvaggina che sta spirando; e che Max, ridottane a brandelli la carne, assapora. Lentamente. Perché ne vuole prolungare l’agonia, con sadica lucidità.
Quando deciderà di infliggergli il colpo di grazia, questo non è dato sapere. In ogni caso, la danza macabra che accompagnerà il feretro di Walter, oramai ha preso il via. E quando avverrà la tumulazione, c’è da starne certi, lui, Baffino, sarà in prima fila: a godersi lo spettacolo. Pronto a mostrare il pollice verso.
Fino ad allora, scorrerà altro sangue; e proseguirà la guerra tra bande.
Come quella cui si assiste in questi giorni: veltroniani contro dalemiani; e al centro, la storia del “pizzino” con cui Nicola La Torre avrebbe aiutato l’avversario Bocchino, a difendersi dalle accuse del dipietrista Donadi. Ciò che ha provocato lo tsunami, e che ha indotto molti a chiedere le dimissioni di Latorre, dalla carica di vice capogruppo del Pd al Senato.
Stefano Ceccanti, veltroniano:
“Sono incredulo. Mi attendo che Latorre smentisca. Così è un suggeritore della maggioranza”.
Paolo De Castro, dalemiano (Corriere della Sera, 21 novembre, pagina 9):
“Il bigliettino di Latorre? Non vorrei che qualcuno usasse come pretesto un sedicente avvenimento mediatico per sprigionare il proprio livore politico”.
Beppe Fioroni (Corriere della Sera, 21 novembre, pagina otto):
“Chi pensava a un complotto contro Walter ha fatto come i pifferi di montagna: vennero per suonare e furono suonati”.
Goffredo Bettini, veltroniano (Corriere della Sera, 21 novembre, pagina otto):
“Hanno vinto la coerenza e la lealtà di Walter, il risultato è che chiunque abbia voluto colpire il Pd e Veltroni esce deluso da questa storia”.
Giorgio Tonini, veltroniano (Corriere della Sera, 21 novembre, pagina otto):
“Il Pd mi sembra una casa di appuntamenti. Con il caso Villari sono stati sconfitti quelli che volevano mettere in difficoltà in maniera opaca e obliqua la leadership di Veltroni. Chi non è d’accordo con lui esca allo scoperto”.
Gianni Cuperlo, dalemiano:
“Leggo di Fioroni e Bettini che parlano di attentato sventato contro il segretario. Ma che attentato? A opera di chi? È troppo chiedere di militare in un partito dove l’obiettivo non sia fare pulizia di ciò che non garba?”.
Francesco Boccia, dalemiano:
“Stiamo tornando dal mito di Obama a quello di Stalin?”.
Roberto Gualtieri, dalemiano, parla di una:
“Campagna di delegittimazione dal sapore stalinista”.
Ancora il veltroniano Tonini:
“Ma quale stalinismo, questo partito a volte mi sembra una casa di appuntamenti. Una disciplina democratica è necessaria. Mi ha sorpreso che Latorre non abbia smentito nulla: è una pessima figura della politica”.
Il diretto interessato, Nicola La Torre:
“Se si vogliono far fuori D’Alema e i dalemiani lo si faccia a viso aperto senza ricorrere a queste meschinità. Non si può più tollerare che per nascondere eventuali responsabilità politiche ed errori in questa come in altre vicende si ricorra al tema del complotto dalemiano. Questa storia sta diventando grottesca e imbarazzante: ormai è chiaro che si usa questo argomento per distogliere l’attenzione dalle difficoltà reali”.
Pierluigi Bersani, dalemiano:
“Veltroni è il segretario di tutti e non va bene che qualcuno pensi di difenderlo aggredendo altri. Credo sia arrivato il momento di dire basta ai lanci di pietre che sbucano ogni giorno sulla stampa, in interviste, in dichiarazioni o battute. Nel Pd bisogna discutere. Veda il segretario in quale luogo sia utile farlo, e farlo in modo composto e serio, più adatto al momento che viviamo e alle responsabilità che abbiamo”.
Ecco, c’è bisogno di “discutere”. E spetta al “segretario” stabilire “in quale luogo sia utile farlo”. Traduzione: è necessario anticipare il congresso del Pd.
A pensarlo, sono in tanti. Forse tutti.
Enrico Morando:
“Mi sembra tutta una discussione confusa. Per nove decimi sono chiacchiere inutili, per la parte utile sono la dimostrazione dell’esigenza del congresso. Servono posizioni trasparenti che vadano di fronte agli iscritti e agli elettori del Partito democratico per metterli in grado di decidere quali sono al momento le posizioni prevalenti e la linea politica da adottare. Tutto il resto si vedrà quando si andrà finalmente al congresso”.
Goffredo Bettini, poi, esorta Walter a compiere il grande passo in tempi brevi:
“E’ l’unica cosa da fare: anticiparlo e al più presto, a marzo o aprile, perché è inutile illudersi: quelli non si acquieteranno”. Parla dei dalemiani, ovviamente.
Anche Beppe Fioroni invoca il congresso. Ed introduce un altro argomento spinoso:
“Se continuano a rompere le scatole, facciamo il congresso. E se insistono con la storia del Partito socialista europeo, allora è meglio che escano dal Pd e partecipino alla costituente della sinistra con Rifondazione”.
Già, il Partito socialista europeo. C’è chi vorrebbe che il Pd ad esso aderisse, e chi invece è pronto ad uscire dal partito, pur di scongiurare questa ipotesi.
Come Francesco Rutelli:
“Ora abbia il coraggio di portare il Pd su un percorso nuovo (si riferisce a Veltroni, ndr), iniziando dalla sua collocazione internazionale, che certo non può essere legata né all’Internazionale socialista né al Partito socialista europeo”.
“Quando abbiamo sciolto la Margherita se c’era una cosa certa era che non la stavamo sciogliendo per ritrovarci nel Pse”.
Veltroni e il Pd, insomma, godono di ottima salute.
www.camelotdestraideale.it, 22 Novembre 2008
1 commento:
Democratici....come fanno a definirsi democratici coloro i quali si stanno scannando sulla questione Pse o Ppe ?
Se fossero davvero Democratici non dovrebbero assolutamente ostentare minimamente nel volersi collocare nel Ppe...ed invece non è così...Rutelli l'altro giorno ha sollevato un polverone.
Ed ecco che viene così a galla la verità: il Pd è una forza di sinistra, ce l'hanno nel dna...la smettano di fare i filo-Obama a parole, servono i fatti...e sanno benissimo Veltroni & soci che, nonostante lo "Yes we can" che tanto gridano ( copiandolo ad un vero partito democratico, quello americano che è di centro e non annovera nessun sinistroide e/o ex-comunista all'interno ), stavolta "No they can't"...
Ed intanto a Quarrata non passa giorno che i nostri amici del Pd non ne combinino una delle loro: i debiti fuori bilancio ne sono la prova...sperperano soldi pubblici e poi si lamentano se il Governo taglia i fondi agli enti locali...ma che credono questi che i soldi piovono dal cielo?
Massimo Bianchi
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