Giulio Tremonti ha indicato le linee-guida della sua azione politica sin dai primi giorni di lavoro: sostenere le famiglie in una fase economica difficile, a causa del continuo aumento della bolletta energetica e della crisi che sta investendo gli Usa. Il ministro dell’Economia ha incentrato una strategia comunicativa attenta al ceto medio, che attualmente è alle prese con insicurezze economiche crescenti e che rappresenta l’elettorato più solido del Pdl. I primi messaggi di Tremonti sono stati chiari: il governo vuole “colpire” i ricchi per garantire sollievo fiscale alle classi sociali medio-basse.
Robin Hood Tax. Il titolare del dicastero di via XX settembre ha scelto un nome efficace per indicare una tassa che preleverà gli utili “straordinari” di petrolieri, banchieri e compagnie assicurative: Robin Hood Tax. La denominazione riesce a raggiungere comunicativamente tutte le fasce d’elettorato: attraverso un nuovo strumento fiscale, Giulio Tremonti “toglie ai ricchi” (che accrescono i loro profitti nell’attuale congiuntura) per far respirare “i poveri” (costretti a fronteggiare caro-petrolio e aumento-mutui). La mossa di comunicazione, attuata dal ministro, risulta dunque vincente e sicuramente convincente verso il ceto medio, che negli anni del governo-Prodi si è sentito bersagliato dalla tasse.
Ironia. La strategia comunicativa di Tremonti contiene, inoltre, una dose di ironia: Robin Hood, nell’immaginario collettivo, è un simbolo della sinistra; il ministro dell’Economia, pertanto, si appropria di un’icona presente nell’apparato simbolico degli avversari. Peraltro, l’esponente del Pdl ha sfoderato un tagliente sarcasmo, definendo “bellissima” la Robin Hood Tax, con chiaro riferimento al suo predecessore Padoa-Schioppa, che invece aveva definito “bellissima” qualsiasi tipo di tassa.
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