Vi fidate? Abbiamo fatto un calcolo approssimato per difetto: nell’ultima settimana la parola regime e la parola Berlusconi ricorrono insieme in oltre 60 diverse dichiarazioni di politici di sinistra (ma anche del Partito democratico di Walter Veltroni). Era da tempo che non le si vedeva associate. Ah sì, era dall’ultimo giorno del precedente Governo a guida Cav. «Ritorno all’antico» l’ha ribattezzato il Corriere della Sera titolando un impeccabile editoriale del professor Angelo Panebianco. L’antico vocabolario bolso di chi quando non ha più cartucce colpisce basso col calcio del fucile. In fondo fa male, ma non uccide mica. Il tempo di riprendere fiato e si può ripartire.
Silvio sta parlando poco (l’aveva promesso) e sta agendo all’“avanti tutta”. Dai rifiuti campani (come promesso scende personalmente a Napoli ogni settimana) ai tagli sugli sprechi della macchina politico-amministrativa pubblica. Alla giustizia, dove il punto non è varare leggi cucite addosso a se stesso, ma semmai cucirle intorno a certe toghe per impedire che con dispositivo a orologeria qualcuno si metta di traverso e impedisca al Governo e al premier di manovrare. Per non dovere attendere un decennio per sapere che di burletta e non di inchiesta fondata s’era trattato.L’opposizione arranca, non riesce a trovare il regime giusto per il suo motore: quella neoextraparlamentare spara a alzo zero come tradizione e vabbè, quella dei Valori dipietristi gioca la sua partita come può, ma quella del Pd di Veltroni no, un tono ancora non l’ha trovato. E perde punti, e forse – chissà – tra un po’ anche pezzi. Eugenio Scalfari, nella omelia domenicale scritta sul soglio pontificio di via Cristoforo Colombo, le ha suonate: vi siete rimbambiti a dialogare col nemico?, ha rimbrottato serafico e ieratico. Avete forse scordato che il Berlusca è il male assoluto? Eddài… Uolter s’è riavuto in un istante, e lunedì (durante un convegno organizzato dalla finiana Fondazione Farefuturo) ha fatto sapere che il filo del dialogo con il Cavaliere rischia di spezzarsi definitivamente se… Sì, se Silvio non farà ciò che piace al Pd. Ah, beh.
I problemi per Berlusconi però vengono da altro che non il Pd: vengono da un assetto istituzionale che dà al premier meno poteri di quanti ne abbia un capocondomino. Basti pensare che una volta nominato un ministro deve tenerselo vita (del governo) natural durante. Un sindaco può cambiare assessore, un presidente del Consiglio non può fare altrettanto con un suo ‘delegato’. E non è ora di cambiare?E non è ora di passare dalle parole ai fatti anche sul taglio (o l’abolizione totale) delle Comunità montane, per esempio? E delle Province? Enzo Divella da Bari dice di non essere d’accordo, ma insomma, che cosa volete che sia?L’agenzia Ansa lunedì l’ha sparata: gli esperti dedel ministro Giulio Tremonti stanno studiando di eliminare da (quasi) subito le Province nelle Aree metropolitane. Ci sono problemi di competenze? Di Costituzione (questi enti sono previsti dalla Carta, e va modificata)? Di che cos’altro? Di personale? Si studia il modo come fare. Ci sono problemi di cadreghe che vengono meno sotto il sedere venerando di politici locali? Chissenefrega. Avanti tutta.L’importante è che si faccia tutto molto presto: o si mette mano a queste riforme subito o non ci sarà più il clima e il tempo per farle. Il Paese c’è, segue, annuisce, concorda: finalmente s’è capito che i soldi pubblici non sono di tutti e quindi di nessuno, sono miei e tuoi.È «fascismo», come l’ha definito Divella? No, soltanto un Paese che va democraticamente messo… a regime.
Silvio sta parlando poco (l’aveva promesso) e sta agendo all’“avanti tutta”. Dai rifiuti campani (come promesso scende personalmente a Napoli ogni settimana) ai tagli sugli sprechi della macchina politico-amministrativa pubblica. Alla giustizia, dove il punto non è varare leggi cucite addosso a se stesso, ma semmai cucirle intorno a certe toghe per impedire che con dispositivo a orologeria qualcuno si metta di traverso e impedisca al Governo e al premier di manovrare. Per non dovere attendere un decennio per sapere che di burletta e non di inchiesta fondata s’era trattato.L’opposizione arranca, non riesce a trovare il regime giusto per il suo motore: quella neoextraparlamentare spara a alzo zero come tradizione e vabbè, quella dei Valori dipietristi gioca la sua partita come può, ma quella del Pd di Veltroni no, un tono ancora non l’ha trovato. E perde punti, e forse – chissà – tra un po’ anche pezzi. Eugenio Scalfari, nella omelia domenicale scritta sul soglio pontificio di via Cristoforo Colombo, le ha suonate: vi siete rimbambiti a dialogare col nemico?, ha rimbrottato serafico e ieratico. Avete forse scordato che il Berlusca è il male assoluto? Eddài… Uolter s’è riavuto in un istante, e lunedì (durante un convegno organizzato dalla finiana Fondazione Farefuturo) ha fatto sapere che il filo del dialogo con il Cavaliere rischia di spezzarsi definitivamente se… Sì, se Silvio non farà ciò che piace al Pd. Ah, beh.
I problemi per Berlusconi però vengono da altro che non il Pd: vengono da un assetto istituzionale che dà al premier meno poteri di quanti ne abbia un capocondomino. Basti pensare che una volta nominato un ministro deve tenerselo vita (del governo) natural durante. Un sindaco può cambiare assessore, un presidente del Consiglio non può fare altrettanto con un suo ‘delegato’. E non è ora di cambiare?E non è ora di passare dalle parole ai fatti anche sul taglio (o l’abolizione totale) delle Comunità montane, per esempio? E delle Province? Enzo Divella da Bari dice di non essere d’accordo, ma insomma, che cosa volete che sia?L’agenzia Ansa lunedì l’ha sparata: gli esperti dedel ministro Giulio Tremonti stanno studiando di eliminare da (quasi) subito le Province nelle Aree metropolitane. Ci sono problemi di competenze? Di Costituzione (questi enti sono previsti dalla Carta, e va modificata)? Di che cos’altro? Di personale? Si studia il modo come fare. Ci sono problemi di cadreghe che vengono meno sotto il sedere venerando di politici locali? Chissenefrega. Avanti tutta.L’importante è che si faccia tutto molto presto: o si mette mano a queste riforme subito o non ci sarà più il clima e il tempo per farle. Il Paese c’è, segue, annuisce, concorda: finalmente s’è capito che i soldi pubblici non sono di tutti e quindi di nessuno, sono miei e tuoi.È «fascismo», come l’ha definito Divella? No, soltanto un Paese che va democraticamente messo… a regime.
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