Sin dalla copertina di Liberal si può facilmente comprendere come il Pd di Walter Veltroni sia “una famiglia in crisi”. Il periodico ne spiega anche i motivi così sintetizzati: «Rutelli non vuole confluire nel Partito Socialista Europeo; Prodi respinge gli appelli della Bindi a rimanere; la Binetti contesta la presenza dei radicali e Famiglia Cristiana accusa Veltroni di aver tradito i cattolici; l’ex Margherita apre la guerra sul futuro del Pd».
Altro che “famiglia in crisi”. Nel Pd sono esplose - forse anzitempo rispetto al previsto e prevedibile – tutte le contraddizioni che da tempo erano nell’aria nei cieli del loft. Su tutte quella della collocazione politica del partito nel Parlamento europeo che, come detto, vede Rutelli a capo dello schieramento interno contrario all’adesione al gruppo del Pse.
Non meno complicata per Veltroni sembra essere la gestione dei rapporti con l’Italia dei Valori il cui leader non perde occasione per bacchettare le scelte compiute dal maggior partito d’opposizione.
Ritorniamo a Famiglia Cristiana dalle cui colonne è giunto un violento attacco all’ex sindaco di Roma e all’accordo stipulato con i radicali. Ma c’è di più. Sempre secondo il periodo cattolico, «Veltroni ha avuto il merito di tirar fuori il Paese dalla palude della miriade di partiti, avviandolo al bipartitismo, salvo che ora non si capisce quale sia il secondo partito. L’opposizione fatica, il Governo ombra, più mediatico che reale, serve a distogliere l’attenzione dal vero problema del Pd: la sua identità». Secondo il periodico, «con i radicali Veltroni ha tradito il Pd e le attese dei cattolici». E, come in tutti gli editoriali “d’affondo” che si rispettino, ecco l’attacco politico più pesante: «È vero, Veltroni non ha ancora digerito la sconfitta, ma questa estenuante elaborazione del lutto non fa bene al Pd (e neppure alla politica italiana). Così come non giova l’omertà sugli schieramenti, camuffata da fondazioni e correnti d’ogni tipo. Se la "pax veltroniana" smorza tensioni e conflitti, non può essere un alibi per evitare un confronto interno, visti i tanti malumori. Oggi l’unico risultato evidente – continua Famiglia Cristiana - è che l’anarchia dei valori, teorizzata da Berlusconi, è trasmigrata e ha infettato anche il Pd: vale per la sicurezza, la vita, il testamento biologico, la pace, l’aumento delle spese militari. A eccezione dei cattolici, chi ha sollevato un’obiezione seria contro il reato di immigrazione clandestina?». Il tutto, sempre secondo Famiglia Cristiana, farebbe correre al Pd un altro, serio rischio: quello di perdere qualche pezzo da novanta. A tal proposito si legge tra l’altro: «Una parte consistente dei deputati dell’ex Margherita si sta interrogando sul perché della loro permanenza nel Pd, col rischio che possano prendere la stessa decisione degli elettori. Perché dovrebbero fare la "riserva indiana" nel Pd? Oltre che minoranza, sarebbero minoritari e insignificanti. Chi ha più sentito Bobba o la Binetti?».
Nel frattempo, mentre D’Alema non perde occasione per dimostrare una certa insofferenza verso la gestione del partito, Arturo Parisi è ancor più esplicito: «Mi sento pessimista sul futuro del Pd perché sinora nessuno ha riconosciuto la sconfitta, elaborando il lutto e delineando una politica nuova. Difficile negare – continua l’ex ministro della Difesa - che non esista una questione leadership», e in ogni caso «una leadership può nascere», o anche «rafforzarsi, solo all’interno di un confronto vero».Insomma il Partito democratico sembra sempre più ad una famiglia nella quale le varie crisi (di identità, ma non soltanto) si incrociano e si sovrappongono rischiando di assumere l’aspetto di uno tsunami dagli effetti devastanti, e non solo per il capofamiglia. Le prossime settimane saranno verosimilmente sufficienti per comprendere se Veltroni sarà in grado di affrontare questa ennesima “ondata d’urto plurifronte” e se sarà in grado, soprattutto, di uscirne limitandone i danni.
Altro che “famiglia in crisi”. Nel Pd sono esplose - forse anzitempo rispetto al previsto e prevedibile – tutte le contraddizioni che da tempo erano nell’aria nei cieli del loft. Su tutte quella della collocazione politica del partito nel Parlamento europeo che, come detto, vede Rutelli a capo dello schieramento interno contrario all’adesione al gruppo del Pse.
Non meno complicata per Veltroni sembra essere la gestione dei rapporti con l’Italia dei Valori il cui leader non perde occasione per bacchettare le scelte compiute dal maggior partito d’opposizione.
Ritorniamo a Famiglia Cristiana dalle cui colonne è giunto un violento attacco all’ex sindaco di Roma e all’accordo stipulato con i radicali. Ma c’è di più. Sempre secondo il periodo cattolico, «Veltroni ha avuto il merito di tirar fuori il Paese dalla palude della miriade di partiti, avviandolo al bipartitismo, salvo che ora non si capisce quale sia il secondo partito. L’opposizione fatica, il Governo ombra, più mediatico che reale, serve a distogliere l’attenzione dal vero problema del Pd: la sua identità». Secondo il periodico, «con i radicali Veltroni ha tradito il Pd e le attese dei cattolici». E, come in tutti gli editoriali “d’affondo” che si rispettino, ecco l’attacco politico più pesante: «È vero, Veltroni non ha ancora digerito la sconfitta, ma questa estenuante elaborazione del lutto non fa bene al Pd (e neppure alla politica italiana). Così come non giova l’omertà sugli schieramenti, camuffata da fondazioni e correnti d’ogni tipo. Se la "pax veltroniana" smorza tensioni e conflitti, non può essere un alibi per evitare un confronto interno, visti i tanti malumori. Oggi l’unico risultato evidente – continua Famiglia Cristiana - è che l’anarchia dei valori, teorizzata da Berlusconi, è trasmigrata e ha infettato anche il Pd: vale per la sicurezza, la vita, il testamento biologico, la pace, l’aumento delle spese militari. A eccezione dei cattolici, chi ha sollevato un’obiezione seria contro il reato di immigrazione clandestina?». Il tutto, sempre secondo Famiglia Cristiana, farebbe correre al Pd un altro, serio rischio: quello di perdere qualche pezzo da novanta. A tal proposito si legge tra l’altro: «Una parte consistente dei deputati dell’ex Margherita si sta interrogando sul perché della loro permanenza nel Pd, col rischio che possano prendere la stessa decisione degli elettori. Perché dovrebbero fare la "riserva indiana" nel Pd? Oltre che minoranza, sarebbero minoritari e insignificanti. Chi ha più sentito Bobba o la Binetti?».
Nel frattempo, mentre D’Alema non perde occasione per dimostrare una certa insofferenza verso la gestione del partito, Arturo Parisi è ancor più esplicito: «Mi sento pessimista sul futuro del Pd perché sinora nessuno ha riconosciuto la sconfitta, elaborando il lutto e delineando una politica nuova. Difficile negare – continua l’ex ministro della Difesa - che non esista una questione leadership», e in ogni caso «una leadership può nascere», o anche «rafforzarsi, solo all’interno di un confronto vero».Insomma il Partito democratico sembra sempre più ad una famiglia nella quale le varie crisi (di identità, ma non soltanto) si incrociano e si sovrappongono rischiando di assumere l’aspetto di uno tsunami dagli effetti devastanti, e non solo per il capofamiglia. Le prossime settimane saranno verosimilmente sufficienti per comprendere se Veltroni sarà in grado di affrontare questa ennesima “ondata d’urto plurifronte” e se sarà in grado, soprattutto, di uscirne limitandone i danni.
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