martedì 5 ottobre 2010

UNA FOTO AL GIORNO… LEVA IL MEDICO DI TORNO: PARTECIPAZIONE, UNA FANDONIA DA ACCHIAPPACITRULLI


Lo Statuto per la partecipazione, se ben ricordiamo, costò alla Regione Toscana – e quindi alle tasche anche dei cittadini di Quarrata – ben 19mila euro.
Il suo varo fu affidato a una società di Firenze, la Sociolab, che, in brevissimo tempo, raccolse una manciata di dati. Poi l’allora Segretario Generale, dottor Aronica, stilò un documentino magro magro di pochi articoli. Sembrava uno scheletrino passato in soda caustica.
Se ben ricordate, noi fummo acerbamente critici nei confronti di tutta la questione e il suo iter, perché eravamo convinti – e oggi lo siamo più che mai – che la partecipazione sarebbe stata un’ulteriore presa in giro perpetrata dall’amministrazione SS(G) nei confronti del popolo di Quarrata.
Ed eccoci arrivati al dunque con la sigla che di solito i matematici scrivevano sui teoremi: QDE, quod demonstrandume erat (ossia: ciò che doveva essere dimostrato, in latino) oppure CVD, come volevasi dimostrare nella lingua di tutti i giorni.
Tre rappresentanti furono scelti e votati dal Consiglio Comunale.
Oggi uno di questi, Daniele Manetti, dopo vari, inutili tentativi di arrivare a rete, si direbbe, è costretto a mettersi le mani nei capelli perché nessuno lo ascolta. Dunque la tanto decantata partecipazione sta miseramente fallendo.
Sì, fallisce. Ma lo fa con la dignità della falsa democrazia come valore pluriaffermato della peggio Sindaca di Quarrata che si fa passare per una indefettibile Giovanna D’Arco e una strenua difensora della legalità, fra meeting e dichiarazioni di j’aime la loi (io amo la legge), che quasi quasi paiono vere.
E qual è la pietra dello scandalo?
Manetti, per seguire il suo impegno con l’altruismo civile che lo caratterizza, ha approntato una serie di richieste della gente di via di Mezzo e, dopo aver raccolto 250 e più firme di residenti, ha presentato il tutto agli uffici competenti – un altro tempio del rispetto della legalità.
E si è sentito rispondere che, per essere prese in considerazione, le richieste del popolo devono essere accompagnate da almeno il 10% delle firme degli elettori: un cifra esorbitante per la segnalazione dei bisogni di una frazione!
È chiaro che, se portassimo in piazza la questione della fontana di Buren – e dovremmo farlo! –, di firme ne raccoglieremmo anche 10mila. Ma è anche chiaro che se parliamo di una fogna o di buche in una strada, diventa un’impresa impossibile raccogliere 2mila firme su tutto il territorio comunale: anche perché sarebbe una fatica improba per Manetti correre dal Montalbano al piano, bussando di porta in porta come un venditore delle lucida-pavimenti della Folletto.
Ecco come si blocca la gente con l’arma della democrazia: basta inserire, nelle norme, le soglie dell’impossibile.
Ed è per questo che Manetti ora chiede che si modifichi lo Statuto della partecipazione: il 10% di firme per le questioni di carattere generale, un congruo numero di firme, che rappresenti 50 o 100 famiglie, per i problemi delle frazioni.
Ma ora pensate voi: sarà mai possibile che la Sabrina acceda a questa richiesta, Lei che è, costituzionalmente, la negazione della democrazia e l’icona di un proprio autonazismo amministrativo?
Non risponde a niente e a nessuno – anche se chiede, per assurdo, al suo adorato PD di divenire un partito capace di ascoltare la gente –, potrà mai ascoltare chi le rompe le uova nel paniere?

Se parlerà con Manetti, lo farà invitandolo a lavorare per il bene di tutti, ma sotto il cartello Arbeit macht frei – La legge è legge e lo stato sono comunque io! E mentre la fanfara suona Rosamunda

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