mercoledì 13 ottobre 2010

UNA FOTO AL GIORNO… LEVA IL MEDICO DI TORNO: L’ INCENERITORE RADDOPPIA? FORSE NON ORA: UN CALICE AMARO


Gli indifferenti è stato un grande romanzo di Moravia. Ha segnato un’epoca, come questa che viviamo è segnata da altri indifferenti, i nostri amministratori che, in nome della democrazia e della partecipazione, vanno dritti per la loro strada.
Mentre la Sabrina scrive sul suo blog che auspica un PD capace di ascoltare, lo avete visto tutti che è la prima a non ascoltare nessuno.
Ma questo non càpita solo a Quarrata. Qualche giorno fa si diceva della stessa Compagna Eleanna Ciampolini. E si può dire per tutto e di tutti: anche se, a volte, certe soglie dure sono ancor più dure proprio perché cementate dalla fede nell’ideologia di sinistra, ormai morta e sepolta sotto il più sfacciato post-capitalismo senza alcun punto di riferimento o senza limiti.
Leggiamo cosa dicono, a proposito dell’indifferenza, i rappresentanti del «Comitato per la chiusura dell’inceneritore di Montale»:

Il Comitato per la chiusura dell’inceneritore di Montale, rileva l’assordante indifferenza dei Comuni e Provincia sulla situazione di diffuso rischio sanitario in atto: gli abitanti restano esposti all’azione nociva di sostanze tossiche, nonostante sia conclamato l’inquinamento denunciato dalle stesse Asl e Arpat, anche nell’incontro pubblico del 29 maggio.
Nessun provvedimento di proibizione dell’allevamento d’animali o d’ortaggi è stato preso dagli Enti preposti e non è stato avviato alcun monitoraggio delle polveri fini e ultrafini emesse dall’impianto d’incenerimento e/o da altre fonti.
La disponibilità di strumenti di rilevazione delle polveri ultrafini pare essere ignorata dagli amministratori pubblici locali. Tale comportamento è quantomeno omissivo apparendo questa una procedura indispensabile a dirimere la controversia sulle cause del persistente sforamento della centralina di Stazione, bucolicamente classificata “fondo rurale”, ma anche considerando come il direttore dell’Arpat abbia espressamente dichiarato che nella centralina di Stazione viene fatto solo il rilevamento “totale” di tutte le dimensioni di particolato.
Il Comitato chiede dunque l’installazione di una centralina utile al controllo delle polveri ultrafini nella zona di Stazione, zona da sempre duramente offesa dall’inquinamento indotto dall’inceneritore.
Le reticenze accompagnano ogni atto delle amministrazioni inceneritoriste: mentre il sindaco Scatragli – in modo remissivo e acritico al discutibile parere d’arpat – proibisce con un’ordinanza “l’uso del riscaldamento in primavera inoltrata”, il sindaco Ciampolini invoca kafkianamente l’art. 32 della Costituzione sulla “tutela della salute dei cittadini” ripetutamente calpestato dall’Amministrazione e avanza la richiesta di “moratoria dell’ampliamento dell’inceneritore” in attesa dell’esito delle indagini epidemiologiche, promesse nella prossima estate.
Gli amministratori nascondono – e prima di tutto a se stessi – che il principale elemento da quantificare e caratterizzare non è il rispetto dei limiti di legge dell’impianto (per metro cubo d’emissione) ma le quantità di diossine distribuite (per metro quadrato di terreno) e le loro dirette incidenze sulla catena alimentare.
Di fronte a questo riprovevole scenario, ancora più scandaloso appare il comportamento degli amministratori locali impegnati in nuovi investimenti per l’incenerimento dei rifiuti, mancando ogni proposta utile a promuovere un virtuoso ciclo di riciclaggio e risparmio di materiali: riduzione della produzione dei rifiuti, raccolta differenziata domiciliare dei rifiuti urbani e industriali, riutilizzo, riuso.
Questo risulta dalle titubanze espresse per stampa dalla soc. LG Plast (ex-Recoplast) e tale inefficienza non è causale dimostrando la mancanza di un’effettiva volontà politica delle Amministrazioni a dire basta all’incenerimento.
Paradossale che la LG Plast – ex Recoplast – chieda l’invio di materiali da riciclare ai Comuni perplessi (!?), quando è la legge stessa a obbligarli (insieme all’Ato e consorzio) a inviare alla filiera del riciclo le diverse plastiche, con un sicuro vantaggio anche per l’occupazione.
Al peggio non sembra esserci fondo: invece del ciclo virtuoso di risparmio di materia e di riciclo complessivo dei rifiuti, si lascia una porta aperta per l’inceneritore del Calice e la si spalanca per il raddoppio dell’inceneritore di Montale, compiendo così un ulteriore atto d’offesa per l’incenerimento di risorse e un ulteriore scellerato e irresponsabile spregio per la salute umana, la politica dell’occupazione e la qualità dell’ambiente.

Comitato per la chiusura
dell’inceneritore di Montale


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