Dossier di Forza Italia: disastro annunciato per i ritardi della Regione
di FRANCESCA CAVINI
FIRENZE
TOSCANA e rifiuti, ovvero un disastro allorizzonte. E tutti dicono che bisogna fare presto a trovare un rimedio, ma la sensazione è che londata di piena si prepari senza che niente si opponga. Questa almeno la visione proposta dal dossier sulla gestione dei rifiuti presentato dai vertici di Forza Italia il capogruppo in consiglio regionale Alberto Magnolfi, il consigliere provinciale di Firenze Massimo Lensi e quello regionale Paolo Marcheschi primo capitolo di un libro che conterrà le denunce sulle mancanze dellamministrazione Martini sul fronte dei servizi. Massimo Parisi (nella foto in alto), coordinatore regionale di Fi e deputato Pdl, ha ricordato che nonostante la nuova legge abbia portato gli Ato (ambiti territoriali ottimali ndr.) da 10 a 3, in realtà non si è ridotto il numero di amministratori, moltissimi di centrosinistra, coinvolti nelle aziende che si occupano di rifiuti. «La Toscana ha 25 società per lo smaltimento ha spiegato Parisi e circa 150 fra presidenti e consiglieri di Cda che costano ai toscani 2,2 milioni di euro lanno. Molti sono ex sindaci, consiglieri provinciali, comunali, di quartiere, assessori, alcuni ancora in attività. Non voglio demonizzare la politica, ma mi domando come sia possibile che così tanti ex abbiano competenze sulla gestione dei rifiuti». «Al presidente Claudio Martini - aggiunge Parisi chiediamo di garantire efficacia e trasparenza sulle modifiche degli assetti societari e sulle aperture ai privati. Va benissimo, per esempio, che entri il Monte dei Paschi, ma questo poi cosa significa? Che Sienambiente gestirà la partita?»I dirigenti di Forza Italia hanno arricchito il quadro sottolineando come il settore dei rifiuti regionali valga oltre un miliardo di euro, cifra capace di scatenare appettiti robusti, e si paghino tariffe fra le più alte dItalia. Lo smaltimento di una tonnellata di rifiuti in Toscana costa 220 euro contro i 120 della media europea o i 189 dellEmilia Romagna. Quando queste cifre si traducono in tariffe, si hanno risultati come a Livorno, dove la Tia è tra le più care del Paese. La spiegazione dei costi elevati, secondo i forzisti, è di nuovo da ricercare nellinadeguatezza della gestione. I toscani producono 2,5 milioni di tonnellate allanno di rifiuti solidi urbani, di queste il 12% va nei termovalorizzatori mentre del restante 88% la quota della differenziata è il 33,7%. Ma solo una percentuale di questa percentuale differenziata viene riciclata mentre il resto deve tornare in discarica, facendo lievitare i costi di smaltimento.E PROPRIO sulle contraddizioni di un sistema di raccolta e smaltimento insufficiente è intervenuto Paolo Marcheschi (nella foto in basso), presidente della commissione consiliare dindagine sui rifiuti.«La Revet (azienda a capitale misto che tratta la raccolta di 231 comuni toscani ndr.) ha detto Marcheschi la scorsa estate è andata in crisi e non si era raggiunta nemmeno la percentuale di differenziata messa in preventivo. Cosa accadrà se e quando si centrerà quelle del 55% che la Regione si è prefissa per il 2010? I Verdi e Rifondazione Comunista vogliono vincolare i comuni al raggiungimento di una percentuale ancora più alta ma già ora non abbiamo la capacità di smaltire quella che cè. Persino lUnione Europea sta dando indicazioni in senso opposto, cioè che è inutile riciclare se poi non esiste un mercato che assorba i prodotti ottenuti dalla raccolta differenziata. E passato quasi un anno dalladozione della legge e non è cambiato niente, si mutano gli assetti giuridici ma resta tutto uguale e ognuno gestisce il suo>>.
La Nazione, 8 Febbraio 2009.
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