martedì 24 febbraio 2009

Renzi: "Hanno eletto il vicedisastro"


Parla l'emergente: il nuovo leader? E' un'occasione persa
Intervista a Matteo Renzi, www.lastampa.it
FRANCESCA SCHIANCHI, Roma, 23 Febbraio 2009
Il Davide che ha sconfitto Golia, all’Assemblea del Pd non c’era. Matteo Renzi, il giovane presidente della Provincia di Firenze che ha vinto la sua sfida contro l’apparato sbaragliando le primarie per candidarsi a sindaco, è fuori per una vacanza con la famiglia, nei giorni in cui Time lo indica come possibile Obama italiano, parlando di lui per la seconda volta in tre anni (la prima, nel 2006, inserendolo in una carrellata di giovani da tenere d’occhio). Sabato esito diverso rispetto alla sua battaglia: stavolta la dirigenza ha serrato i ranghi, Franceschini è stato eletto, di primarie manco a parlarne. «Sabato è stata un’occasione persa. Non avrei votato Dario: se Veltroni è stato un disastro, non si elegge il vicedisastro per gestire la transizione. In questi anni Franceschini è stato una delusione, percepito come il guardiano di Quarta Fase, l’associazione degli ex popolari: basta con questa storia degli ex! Sono pronto a collaborare con lui, ma è fondamentale che cambi praticamente tutto rispetto agli ultimi mesi». Fatto sta che l’opzione primarie è stata sconfitta...«Ho la sensazione che ci sia qualcuno che dice “viva le primarie” finché le puoi gestire; ma quando scopre che non sempre vince l’aficionados del gruppo dirigente, allora comincia a dubitarne». Forse i giovani avrebbero potuto fare di più, magari presentare un candidato alternativo... «Se non avessi lottato a Firenze, io una pensatina a questa cosa ce l’avrei fatta. Non per candidarmi, ma avrei lavorato perché qualcuno potesse farlo: non dico un nome solo, ce ne sono tanti. Se l’unica alternativa a Franceschini è Parisi - il rappresentante dell’ala nostalgica, quello che accende il cero a San Romano - è normale che Dario prenda oltre mille voti». Bersani dice che le primarie ora servirebbero a votare un uomo, non una piattaforma politica. «E’ finita la fase in cui si stabiliva prima la linea, e poi si sceglieva il segretario: oggi è il segretario che condivide, discute e dà la linea». E’ il momento che nel Pd i giovani facciano gruppo? «Potrebbe essere già tardi: sabato era l’occasione. Sogno un movimento non solo di giovani, anche di amministratori, che chiedano ai dirigenti di essere meno autoreferenziali. In politica ci vuole coraggio: a me hanno detto “Tu rifai il presidente della Provincia”, come dire “Ti si piazza”. Io ho deciso di giocare tutte le mie carte sul Comune, dicendo: se perdo, torno al mio lavoro, non mi faccio piazzare da qualche parte. Questo è stato apprezzato: l’idea che qualcuno butti il cuore oltre l’ostacolo. Il contrario della scelta dell’Assemblea». Però anche lei non è un outsider: segretario del Ppi fiorentino nel ‘99, poi della Margherita, poi presidente della Provincia... «Ho fatto il presidente della Provincia perché sono stato cooptato dal gruppo dirigente. Ma la differenza è che fino a tre- cinque anni fa questo sistema reggeva: ora i meccanismi della politica sono cambiati, è cambiato il meccanismo di rappresentanza e ci vuole una rottura. Per questo ho detto no alla nuova cooptazione: o prendiamo il vento del nuovo, o saremo spazzati via. Quei giovani che Veltroni ha portato lavorano con la consapevolezza che si è chiusa una fase e se ne apre un’altra? Si direbbe di no». Si parla già di “modello Renzi”...«Che non esiste. C’è una persona che ha rinunciato a un posto al sole per una scommessa collettiva, ha parlato di futuro in una città che sa di passato, e lo ha fatto con un linguaggio diverso, con una comunicazione fuori dagli schemi». Già, lei è il candidato di Internet. Ma milioni di italiani non sanno nemmeno cosa sia Facebook... «Noi la campagna elettorale l’abbiamo vinta non tanto su Facebook, ma soprattutto davanti ai supermercati, tra la gente. C’è stata una signora di 99 anni che ha chiamato il comitato: “Vorrei votare ma nessuno mi porta”. La siamo andati a prendere e ci ha detto: “Stavolta siete venuti a prendermi voi, se non fate bene la prossima volta vengo a prendervi io...”». La sua vittoria ha lasciato sul campo morti e feriti nel partito. E adesso? «Se fai primarie vere devi accettare il verdetto: chi perde è pronto a collaborare, chi vince recupera il contributo di tutti. La cosa migliore che posso fare per aiutare il partito è vincere le elezioni di giugno: perché se si perde Firenze, suonano le campane a morto».

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