domenica 21 settembre 2008

Alitalia, la Cgil che difende i piloti che guadagnano 13.000 euro al mese, e altre cosette


Allora, come noto, la Cgil e alcune sigle sindacali autonome dei piloti, hanno portato Cai a ritirare l’offerta per l’acquisto di Alitalia.
Ora, mentre i piloti hanno agito per difendere privilegi corporativi (di cui, poi, parleremo), la Cgil ha opposto un rifiuto all’accordo, per motivazioni che ai più appaiono incomprensibili (salvo non si faccia riferimento ad “interessi politici“).
Beninteso: i più di cui parlo, non sono solo gli italiani che hanno votato per il centrodestra, affatto. I più cui mi riferisco, includono anche una parte consistente di elettori del centrosinistra.
Alcuni dei quali, ad esempio, hanno espresso il proprio disappunto - come ha riferito stamane Emilio Gioventù, in un articolo apparso a pagina 4 su Italia Oggi -, in un sito di fan club di Romano Prodi.
Il giornalista non ha citato la url del sito in questione, e io non sono riuscito a trovarlo. Talché, me ne scuso, mi limito - in questo post - a riportare i virgolettati, come apparsi nell’articolo.
Ha scritto un tale che s’è firmato Silvanosm:
“I sindacati e la sinistra cercano di far fallire la trattativa. Però con questo gioco al massacro rischiano di far fallire Alitalia. Per non concedere 3-4.000 esuberi e far vedere il loro potere, casta dei sindacati, si farà fallire Alitalia e se ne lasceranno a casa 20.000. Qualcuno mi spieghi la logica”.
Ancora più duro il commento di Pietro De Laurentis:
“Ad un operaio che percepisce 1.200 euro al mese non interessa lo strapotere dei piloti, che viaggiano con 18.000 euro al mese. Non conosco i ghirigori ideologici di Epifani, ma una cosa è certa, con 1.200 euro non si possono pagare le tasse per fa continuare a giocare questi signori con i soldi degli altri”.
Ora, prima di proseguire nel discorso, è bene fare una precisazione: il sito di cui sopra, consente di lasciare commenti solo a chi sia iscritto (ad esso), ed abbia versato una quota di sostegno. Dunque è difficile che i commenti in questione, siano stati lasciati da elettori del centrodestra (l’articolo di Italia Oggi, riporta altri commenti di questo tenore).
Detto questo, aggiungo anche, che non serve nemmeno citare commenti lasciati su una pagina web, per affermare che di sicuro anche tra gli elettori (e gli eletti) del centrosinistra, ci sia qualcuno che non ha gradito il comportamento della Cgil. Né serve far riferimento al sondaggio realizzato da Luigi Crespi - per Affari Italiani - che dà un quadro netto: per il 63,5% degli italiani, il fallimento della trattativa è colpa esclusiva della Cgil (qui, la relativa tabella).
Più utile, in tal senso, appare il giudizio del piddino Enrico Morando (coordinatore del governo ombra):
“Tutte le organizzazioni sindacali hanno principalmente la responsabilità di aver fatto fallire sei mesi fa l’accordo con Air France-Klm; adesso, di fronte al nuovo scenario, sono tutte in una situazione di particolarissima difficoltà e quindi la mia risposta è sì. La Cgil ha delle particolari responsabilità assieme alle altre organizzazioni sindacali”.
Il giudizio riportato è rilevante, anche perché serve a “sbriciolare” una delle tesi diffuse - dalla sinistra - in queste ore. E così riassumibile: “Se Berlusconi non avesse fatto fallire la trattativa con Air France, quando Prodi governava, ora Alitalia non sarebbe più un problema”.
Berlusconi non fece fallire un piffero, anche perché non aveva il potere per farlo, essendo il capo dell’opposizione. E Morando - che pure nell’intervista di cui si è riportato uno stralcio, ribadisce che Berlusconi “usò” il no sindacale, per provare a mettersi di traverso nella vicenda -, con una certa onestà intellettuale, lo riconosce.
Ancora.
Che gli italiani - anche quelli che hanno votato per il centrosinistra - abbiano il dente avvelenato con la Cgil, lo può provare anche il largo consenso - misurato questa volta da Mannheimer - a favore della cordata di imprenditori, riunitisi nella società denominata Cai.
Per il 38% degli intervistati, l’opzione-Cai è migliore di quella Air France; mentre il 25%, quantunque ritiene fosse preferibile l’Air France, considera accettabile la soluzione offerta da Cai.
Amen.
E’ nei fatti, ritengo, che il comportamento della Cgil trovi biasimo e condanne ovunque, anche a sinistra.
E’ nei fatti, perché io sfido chiunque a dirmi che la Cgil ha fatto bene a mettersi al fianco di chi, i piloti dell’Anpac, hanno rifiutato l’accordo, per difendere le loro “misere” buste paga da 13.000 euro al mese!
Cazzo: il sindacato che al proprio interno ha le posizioni più massimaliste e social-comuniste in assoluto, fa comunella con gente che vuole difendere il privilegio - da noi pagato - di guadagnare fino a 13.000 euro al mese? E tutto ciò, non indigna gli elettori di sinistra?
Non è possibile! E’ ovvio che, al di là di un certo numero di persone che - erroneamente - pensano che il temporaneo fallimento della trattativa (proseguirà, fidatevi) possa danneggiare Berlusconi, ci sia anche chi - sempre a sinistra - se ne fotta dell’interesse di parte, e consideri vergognoso il comportamento del sindacato guidato da Epifani.
Inoltre, voglio aggiungere anche un’altra cosa.
In queste ore, diversamente non poteva essere, l’opposizione è ritornata a parlare - come s’è già detto -, dell’offerta Air France, definendo quest’ultima assai migliore di quella fatta da Cai. Cosa non proprio esatta.
Innanzitutto, perché con Air France ci sarebbe stata un svendita (basta considerare l’offerta avanzata allora, rispetto al valore di mercato di Alitalia); inoltre, perché l’opzione transalpina avrebbe danneggiato Malpensa, e questo non piaceva ad una parte del Nord (soprattutto agli abitanti della Lombardia), e vedeva uniti - contro Air France - tanto Filippo Penati quanto Roberto Formigoni. In più, ed è una cosa di cui si è parlato poco, come mirabilmente ha ricordato Nicola Porro (in una puntata di Matrix, in cui era presente anche il ministro ombra del Pd, Matteo Colaninno), la proposta formulata da Air France - presumibilmente tramite un contratto preliminare di vendita -, contemplava una clausola (ha un nome tecnico, che non ricordo. Me ne scuso), che prevedeva l’ipotesi di rivedere al ribasso, al mutare di alcune variabili economiche (tra queste: la variazione del costo del greggio), il prezzo di acquisto - per rilevare Alitalia - prospettato da Spinetta.
Morale della favola: se si fosse conclusa la trattativa con Air France - fallita per il niet dei sindacati, Cgil in primis -, Air France avrebbe pagato davvero poco, la nostra compagnia di bandiera. Per non parlare, poi, di un certo tipo di “monopolio legale”, che la compagnia transalpina, de facto, avrebbe avuto su alcune tratte (con evidente ed inevitabile nocumento per il nostro Paese). A scanso di equivoci: faccio presente che il sottoscritto - pur di togliersi dalle scatole Alitalia - faceva il tifo per la vendita ai francesi (e questo, sebbene al governo - a condurre la trattativa - ci fosse Romano Prodi!).
Tutto ciò per dire che, se anche con l’opzione Cai, il contribuente italiano dovrà farsi carico di 1/1,5 miliardi di euro (ma è impossibile stabilirlo di preciso, prima che siano alienati alcuni asset in possesso della Bad Company), ciò non vuol dire che se Air France avesse acquisito Alitalia - anche per le ragioni esposte da Nicola Porro -, a conti fatti per lo stesso contribuente sarebbe stato meglio: magari - al netto di tutto - lo stato avrebbe incassato meno.
Altra questione, e concludo.
La mia sensazione è che la trattativa non sia finita. Non ho elementi - salvo questo - per ritenere che così sia. Vado a naso, a sensazione.
Quantunque, infatti, la situazione sia gravissima - la settimana prossima, il commissario Fantozzi (che si è adoperato anche per cercare soluzioni alternative a Cai) potrebbe chiedere la sospensione delle licenze che consentono il volo degli aerei, come “mossa” cautelativa per evitare che l’Enac ritiri le stesse (la sospensione è temporanea; il ritiro è per sempre) -, qualche margine perché l’accordo vada a buon fine, forse c’è.
Non accadrà subito, di certo: è ipotizzabile che la cordata guidata da Colaninno - in questo spalleggiata dal governo - voglia tenere sulla graticola Cgil e Anpac, ancora per un po’. E questo per un motivo: continuare ad “esporli” alla gogna, come principali responsabili del fallimento della trattativa, può servire a ricondurli a più miti consigli.
Questa vicenda, comunque, non è conclusa.
E, arrivati al punto cui siamo, c’è da sperare - tutti dovremmo farlo - che l’accordo si trovi (senza che la procedura di fallimento faccia pienamente il suo corso).
Altrimenti sarà il caos, per il Paese.
P.S.: ricordo che il piano prospettato da Cai, prevede 3.250 esuberi e 7 anni di ammortizzatori sociali speciali (se la trattativa fallisce, invece, non ci sarà il ricorso ai medesimi ammortizzatori, e 20.000 persone rimarrano con le natiche per terra).
Update del 21 settembre, 15.20:
Cofferati continua a difendere i piloti che guadagnano 13.000 euro al mese: “Noi come Cgil abbiamo condiviso l’accordo con la Cai sul piano industriale e quello sul personale di terra, ma chiediamo che venga fatto un accordo anche sul personale di volo“.
Se volete, votate Ok.

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