mercoledì 24 settembre 2008

Perché le Coop sono finite nel mirino di Bruxelles

Sono incompatibili con il mercato comune gli aiuti concessi dagli Stati mediante risorse che, favorendo talune imprese, falsino o minaccino di falsare la concorrenza. Il commissario europeo alla concorrenza, Noelie Kroes ha, a tal proposito, recentemente chiesto delucidazioni in merito ai vantaggi fiscali di cui beneficiano le cooperative italiane.
In particolare le perplessità comunitarie riguardano la compatibilità delle agevolazioni fiscali a favore delle Coop in campo bancario e nella grande distribuzione, soprattutto alla luce di due discriminanti fondamentali: l’appartenenza alla categoria delle PMI, ovvero delle imprese che impiegano meno di 250 persone e che hanno un fatturato annuale non oltre i 50 milioni di euro e la sussistenza o meno del carattere di (effettiva) mutualità, nel senso della realizzazione dei redditi esclusivamente con i membri della medesima cooperativa.
Secondo la Commissione UE, dunque, la deduzione dal reddito imponibile degli utili accantonati alle riserve indivisibili sembra proprio un aiuto di stato, così come il prestito sociale, ossia la riduzione fiscale sugli interessi versati ai membri per depositi a breve termine e la deducibilità dei ristorni.
Secondo la Kroes deve essere garantito il giusto equilibrio tra la tutela delle cooperative e l’interesse del consumatore, nel senso di evitare distorsioni della concorrenza sul mercato al dettaglio.A tal fine, continua il Commissario, se devono essere tutelate e conservate le riduzioni fiscali a vantaggio delle cooperative mutualistiche o che si giustificano in vista del perseguimento di obiettivi sociali, vanno invece senz’altro escluse le agevolazioni fiscali a vantaggio delle grandi cooperative, concorrenti dirette delle imprese commerciali tradizionali. In questo senso risulterebbero dunque incompatibili le agevolazioni a favore delle cooperative della grande distribuzione, anche considerato che questo tipo di cooperative realizzano utili anche tramite attività con non membri e hanno un comportamento sul mercato analogo a quello delle imprese lucrative.
La concessione di aiuti di Stato potrebbe determinare quindi una disparità di trattamento tra le imprese di uno Stato membro beneficiarie delle agevolazioni e quelle degli altri Stati (ma anche dello stesso Stato) e potrebbe falsare la concorrenza tra le imprese del mercato comune.
La Corte di Giustizia della Comunità Europea ha più volte chiarito, del resto, che la normativa sugli aiuti di Stato intende evitare che eventuali vantaggi, concessi sotto varie forme dalle pubbliche autorità, favorendo determinate imprese o determinati prodotti, alterino la libera concorrenza, pregiudicando il buon funzionamento del mercato comune.
Forse anche alla luce di tali rilievi si possono comprendere allora le recenti azioni del Governo, come quelle relative all’innalzamento dell’aliquota fiscale sui rendimenti del prestito sociale (dal 12,5% al 20%) e come l’incremento della pressione fiscale sull’Ires, mediante la riduzione della quota dell’imponibile esente.
Nel tentativo di riportare le cooperative di grande dimensione ad una mutualità effettiva che sembra ormai perduta, la manovra d’estate ha poi previsto la destinazione del 5% dell’utile netto annuale al fondo di solidarietà per i cittadini meno abbienti. Si spera dunque che, sia per ragioni di equità fiscale che di stimolo della concorrenza, si realizzino, finalmente, condizioni di libero mercato, in cui le imprese siano assoggettate alle stesse regole, senza godere di vantaggi ingiustificati.
Robin Hood colpisce ancora!
Giovanbattista Palumbo, L'Occidentale, 24 Settembre 2008.

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