Gianfranco Fini, leader storico di Alleanza Nazionale eletto nelle liste del PdL, nonché Presidente della Camera e terza carica dello Stato, dice che la destra deve finalmente abbracciare i valori dell’antifascismo. Devo dedurre che anche il futuro PdL si riconoscerà nell’antifascismo? Dalle reazioni compunte e politicamente corrette di molti esponenti del PdL, sembra proprio di sì.
Evviva, siamo tutti figli della resistenza.. bella ciao, ciao ciao!.. Le sedi dell’ANPI si apriranno alle bandiere azzurre e Giorgio Bocca sarà ospite fisso ad Arcore. Tutti assieme e compunti sfileremo, se ci faranno entrare in piazza, (chiedere consiglio al sindaco Moratti), il prossimo 25 Aprile, tra sventolii di bendiere rosse e memorie condivise…
Premesso che dopo più di sessant’anni continuare a parlare di un momento storico durato poco più di venti, mi sembra un prurito intellettuale che dovrebbero avere solo gli storici, tuttavia qui il problema è un altro e si chiama subalternità ideologica.
E’ ora di finirla con questa sudditanza e questo calarsi le braghe ogni volta che i santoni dell’antifascismo e della resistenza rispolverano i loro pruriti nostalgici, finirla di ripetere il sermone sulla sacralità intangibile della Carta Costituzionale ormai vecchia e stantìa, solo per essere accettati nel club.
Fini, di questa servile sudditanza, è stato un precursore. Spesso tarantolato da una malcelata fobia di legittimazione, si è recato in visita in Israele con lo scopo di definire il fascismo un male assoluto. Ma che cosa avranno mai Fini e la destra italiana di oggi da farsi perdonare rispetto al fascismo e perché Fini, per fare il Presidente della Camera, deve definire il fascismo il male assoluto, mentre Napolitano per sedere al Quirinale non ha nessuna necessità di definire il comunismo un male assoluto? Eppure Stalin l’avrà se non frequentato, appoggiato, ai tempi in cui approvava l’invasione dell’Ungheria.
Ma non c’è niente da fare, e così Alemanno può venire, in pubblico, importunato nei suoi sentimenti personali, dalla banalissima e prevedibile radical chic Bignardi sul perché e per come porta al collo la croce celtica, che pare il sindaco non abbia più, da quando siede in Campidoglio, ma perché? Ma perché sempre il sindaco Alemanno sente l’irrefrenabile bisogno di affidare la cosidetta commissione Attali per Roma all’ineffabile Amato per essere poi puntualmente sbertucciato da Veltroni, “costretto” con un atto di toccante coerenza (sic!), a dare le sue dimissioni dal consiglio del museo della Shoah…?
Ma poi chi sono questi antifascisti e quali sono i valori dell’ antifascismo?
Nella maggioranza dei casi sono stati (e sono) antifascisti a fascismo morto. Anzi, quando il Duce spopolava, si facevano raccomandare per avere cattedre, scrivevano articoli sulla superiorità della razza e guardavano, con non indifferente entusiasmo, il balcone di piazza Venezia. Poi, quando il vento cambiò, o rifugiarono all’ estero o attesero pazienti sulle montagne che i ragazzi americani sbarcassero sulle nostre coste e ci ridessero la libertà. Tornati sollecitamente sul carro dei vincitori, hanno fatto carriera: chi grandi direttori di giornali, chi giornalisti venerati o scribacchini superpremiati. C’è chi ha pure vinto un premio Nobel ..!
Antifascisti e servi dei valori della resistenza erano pure le Brigate Rosse (che si rileggano i comunicati), antifascisti sono pure quei dementi che vogliono fare la rivoluzione del proletariato, sfasciando vetrine e picchiando passanti, per poi lamentarsi se qualcuno ogni tanto restitutisce pan per focaccia.
Ed ancora, Fini ha detto anche che i valori dell’antifascismo sono libertà ed eguaglianza e quindi chi è democratico è antifascista. Nulla di più sbagliato, la stragrande maggioranza di chi fece la resistenza anelava il sole dell’Avvenire e voleva instaurare in Italia un regime dittatoriale servo di Mosca, altro che libertà ed eguaglianza. Per questo a guerra finita ci furono giudizi sommari, torture ed assassini, e non solo nel triangolo della morte. Quindi è molto meglio lasciare perdere, l’antifascismo non è un valore, è piuttosto un disvalore.
E nonostante ciò, siamo quà a prostrarci. Ma non sarà allora vero, quello che dicono gli antifascisti di professione, e cioè che a destra siamo tutti beceri e senza cultura, antropologicamente minorati e tendenzialmente non degni di percorrere i pascoli dell’intellettualismo?
C’è un limite a tutto, e soprattutto c’è un limite rispetto alla dignità dei propri valori e della propria identità. No Presidente Fini i valori dell’antifascismo li riconosca Lei, io rimango di destra, con la mia storia e la mia identità che già includono da tempo libertà, giustizia e solidarietà proprio così come da Lei declinati nel Suo intervento durante la manifestazione Atreju.
Sono nato negli anni sessanta, non sono mai stato fascista, adoro Guenon, Borges e Celine, ho fatto i “Raduni della Contea” e sono fiero di essere di destra e visceralmente anti-antifascista. Una destra vera, moderna, liberale, democratica, se volete, conservatrice e tradizionalista, seppellisce sia il fascismo che l’antifascismo, senza sentirsi obbligata a dire che il fascismo è il male assoluto.
Non tutti, Presidente Fini, hanno la necessità e l’ambizione di diventare Presidenti della Camera.
PS: resistenza scritta con la minuscola, non è un refuso.
Evviva, siamo tutti figli della resistenza.. bella ciao, ciao ciao!.. Le sedi dell’ANPI si apriranno alle bandiere azzurre e Giorgio Bocca sarà ospite fisso ad Arcore. Tutti assieme e compunti sfileremo, se ci faranno entrare in piazza, (chiedere consiglio al sindaco Moratti), il prossimo 25 Aprile, tra sventolii di bendiere rosse e memorie condivise…
Premesso che dopo più di sessant’anni continuare a parlare di un momento storico durato poco più di venti, mi sembra un prurito intellettuale che dovrebbero avere solo gli storici, tuttavia qui il problema è un altro e si chiama subalternità ideologica.
E’ ora di finirla con questa sudditanza e questo calarsi le braghe ogni volta che i santoni dell’antifascismo e della resistenza rispolverano i loro pruriti nostalgici, finirla di ripetere il sermone sulla sacralità intangibile della Carta Costituzionale ormai vecchia e stantìa, solo per essere accettati nel club.
Fini, di questa servile sudditanza, è stato un precursore. Spesso tarantolato da una malcelata fobia di legittimazione, si è recato in visita in Israele con lo scopo di definire il fascismo un male assoluto. Ma che cosa avranno mai Fini e la destra italiana di oggi da farsi perdonare rispetto al fascismo e perché Fini, per fare il Presidente della Camera, deve definire il fascismo il male assoluto, mentre Napolitano per sedere al Quirinale non ha nessuna necessità di definire il comunismo un male assoluto? Eppure Stalin l’avrà se non frequentato, appoggiato, ai tempi in cui approvava l’invasione dell’Ungheria.
Ma non c’è niente da fare, e così Alemanno può venire, in pubblico, importunato nei suoi sentimenti personali, dalla banalissima e prevedibile radical chic Bignardi sul perché e per come porta al collo la croce celtica, che pare il sindaco non abbia più, da quando siede in Campidoglio, ma perché? Ma perché sempre il sindaco Alemanno sente l’irrefrenabile bisogno di affidare la cosidetta commissione Attali per Roma all’ineffabile Amato per essere poi puntualmente sbertucciato da Veltroni, “costretto” con un atto di toccante coerenza (sic!), a dare le sue dimissioni dal consiglio del museo della Shoah…?
Ma poi chi sono questi antifascisti e quali sono i valori dell’ antifascismo?
Nella maggioranza dei casi sono stati (e sono) antifascisti a fascismo morto. Anzi, quando il Duce spopolava, si facevano raccomandare per avere cattedre, scrivevano articoli sulla superiorità della razza e guardavano, con non indifferente entusiasmo, il balcone di piazza Venezia. Poi, quando il vento cambiò, o rifugiarono all’ estero o attesero pazienti sulle montagne che i ragazzi americani sbarcassero sulle nostre coste e ci ridessero la libertà. Tornati sollecitamente sul carro dei vincitori, hanno fatto carriera: chi grandi direttori di giornali, chi giornalisti venerati o scribacchini superpremiati. C’è chi ha pure vinto un premio Nobel ..!
Antifascisti e servi dei valori della resistenza erano pure le Brigate Rosse (che si rileggano i comunicati), antifascisti sono pure quei dementi che vogliono fare la rivoluzione del proletariato, sfasciando vetrine e picchiando passanti, per poi lamentarsi se qualcuno ogni tanto restitutisce pan per focaccia.
Ed ancora, Fini ha detto anche che i valori dell’antifascismo sono libertà ed eguaglianza e quindi chi è democratico è antifascista. Nulla di più sbagliato, la stragrande maggioranza di chi fece la resistenza anelava il sole dell’Avvenire e voleva instaurare in Italia un regime dittatoriale servo di Mosca, altro che libertà ed eguaglianza. Per questo a guerra finita ci furono giudizi sommari, torture ed assassini, e non solo nel triangolo della morte. Quindi è molto meglio lasciare perdere, l’antifascismo non è un valore, è piuttosto un disvalore.
E nonostante ciò, siamo quà a prostrarci. Ma non sarà allora vero, quello che dicono gli antifascisti di professione, e cioè che a destra siamo tutti beceri e senza cultura, antropologicamente minorati e tendenzialmente non degni di percorrere i pascoli dell’intellettualismo?
C’è un limite a tutto, e soprattutto c’è un limite rispetto alla dignità dei propri valori e della propria identità. No Presidente Fini i valori dell’antifascismo li riconosca Lei, io rimango di destra, con la mia storia e la mia identità che già includono da tempo libertà, giustizia e solidarietà proprio così come da Lei declinati nel Suo intervento durante la manifestazione Atreju.
Sono nato negli anni sessanta, non sono mai stato fascista, adoro Guenon, Borges e Celine, ho fatto i “Raduni della Contea” e sono fiero di essere di destra e visceralmente anti-antifascista. Una destra vera, moderna, liberale, democratica, se volete, conservatrice e tradizionalista, seppellisce sia il fascismo che l’antifascismo, senza sentirsi obbligata a dire che il fascismo è il male assoluto.
Non tutti, Presidente Fini, hanno la necessità e l’ambizione di diventare Presidenti della Camera.
PS: resistenza scritta con la minuscola, non è un refuso.
Di Milton. Da L'Occidentale-orientamento quotidiano.
1 commento:
bellissimo
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