Riporto una mail che mi è arrivata ieri sera da una preside di Liceo della Liguria: «Stamattina, durante una riunione con stretti collaboratori (il più a destra di Rifondazione) leggo loro una mail giunta dalla segreteria di Cgil-scuola. Il contenuto, assai caricato nei toni, è molto esplicito: il governo deve modificare sostanzialmente la finanziaria in relazione alla scuola; l'OCSE pontifica senza alcuna cognizione di causa; sono vergognosi i tagli alla scuola; e molto altro, in un crescendo rossiniano. Vedo i miei collaboratori soddisfatti e compiaciuti, tipo gatto che gioca col topo ove il topo sono io, tapina di destra. Peccato che io, mentre ammiccano sornioni, abbia il cattivo gusto di legger loro la data di invio: 6 dicembre 2007. Il governo è quello di Romano Prodi, il ministro è Beppe Fioroni. PS: non ho voluto stravincere e mi sono limitata, ridendo, a dire che al sindacato ogni anno facevano una fotocopia».
Che cosa rivela questa lettera che è privata e assolutamente sincera? Che quello che si sta giocando in questi giorni in Italia e in Parlamento è una battaglia politica. Non ha nulla a che fare con la scuola e i suoi contenuti educativi.
Esiste una tenaglia spaventosa che blocca la scuola. Ed è la tenaglia sindacale con la sua cinghia di trasmissione partitica. La Cgil-scuola è quella che ha messo nel sacco Luigi Berlinguer a causa del suo concorsone, e poi ha cercato di impedire qualsiasi dialogo della Moratti con la scuola reale demonizzandola; e quindi ha fatto lo stesso, come dimostra il volantino di cui sopra, con Fioroni.
Ora ci riprova con la Gelmini. Qualsiasi cosa dicesse o facesse, erano lì pronti a passare alle vie di fatto. La cosa molto triste è l’alleanza periodica della sinistra, prima Ds, poi Ulivo, infine Partito democratico con la Cgil scuola (nel caso la sinistra sia all’opposizione). In un momento in cui il conglomerato veltroniano non riesce a trovare una leva popolare nell’antiberlusconismo giustizialista, cerca di ritrovarlo nella scuola. Lì conta su una forte maggioranza dei docenti e sulla facile strumentalizzazione dei ragazzi.
La prova? I giornali di riferimento. È iniziato un attacco sistematico alla Gelmini da subito. Prima ancora che parlasse di cambiamento o di tagli. Basta leggere l’Unità e Repubblica sin da luglio ed agosto. Quanto ha detto sulle scuole meridionali incapaci di garantire una competenza decente agli allievi è diventato un pretesto per un attacco risibile alla sua persona.
E dire che banalmente si appoggiava alla divinità assoluta che nessuno mai mette in discussione come se fosse Dio: l’Ocse-Pisa.
Luigi Berlinguer, proprio sull’Unità dà ragione alla Gelmini citando la Bibbia Ocse. Ecco la citazione, 29 agosto: «Da ultimo vorrei citare i dati Ocse-Pisa, già ricordati da molti in questi giorni: l’Europa non boccia l’Italia e i suoi quindicenni, in tema di competenze scientifico-matematiche o di lettura, ma boccia il Sud e le Isole, assai indietro rispetto alla media europea (mentre il centro-nord la supera nettamente)». E allora? Allora si fa finta di niente. Repubblica continua: abbiamo avuto Pirandello in Sicilia, come osa la Gelmini.
Poi la faccenda della divisa scolastica; il voto in decimali; l’educazione civica; i libri di testo; il maestro unico, anzi diciamo meglio: il maestro uno alla volta. Non il maestro unico: semplicemente la non compresenza di più maestri nella stessa ora, almeno come norma. Introdotta persino con il contagocce, dalla prima elementare.
Chiara la filosofia della Gelmini: alta spesa non è sinonimo di virtù, anzi. Alberto Alesina è preside di economia ad Harvard. Ha scritto: «Si parla tanto di insegnanti multipli o unici nelle scuole. Parliamoci chiaro: gli insegnanti sono diventati multipli non perché si sia capito che questo migliorava la qualità dell’insegnamento, ma semplicemente perché sono nati sempre meno bambini in Italia e non si poteva licenziare nessun docente, anzi le assunzioni dovevano continuare a ritmi elevati. La scuola, insomma, come welfare per giovani laureati» (Il Sole 11-9-08).
Ma la sinistra ha montato un bailamme pazzesco. Inventando il taglio di centomila maestre, la fine del tempo pieno, la chiusura delle scuole dei paesini.
I contenuti del decreto Gelmini sono semplici. Accettate anche da intellettuali di sinistra per il loro buon senso. Invece sono state definite «disegno criminale» contro cui opporsi «con ogni mezzo possibile e immaginabile» da parte del ministro ombra Pina Picierno. Trasformarle in occasione di occupazioni e manifestazioni è frutto di una macabra strategia politica. Purtroppo a spese della scuola.
Che cosa rivela questa lettera che è privata e assolutamente sincera? Che quello che si sta giocando in questi giorni in Italia e in Parlamento è una battaglia politica. Non ha nulla a che fare con la scuola e i suoi contenuti educativi.
Esiste una tenaglia spaventosa che blocca la scuola. Ed è la tenaglia sindacale con la sua cinghia di trasmissione partitica. La Cgil-scuola è quella che ha messo nel sacco Luigi Berlinguer a causa del suo concorsone, e poi ha cercato di impedire qualsiasi dialogo della Moratti con la scuola reale demonizzandola; e quindi ha fatto lo stesso, come dimostra il volantino di cui sopra, con Fioroni.
Ora ci riprova con la Gelmini. Qualsiasi cosa dicesse o facesse, erano lì pronti a passare alle vie di fatto. La cosa molto triste è l’alleanza periodica della sinistra, prima Ds, poi Ulivo, infine Partito democratico con la Cgil scuola (nel caso la sinistra sia all’opposizione). In un momento in cui il conglomerato veltroniano non riesce a trovare una leva popolare nell’antiberlusconismo giustizialista, cerca di ritrovarlo nella scuola. Lì conta su una forte maggioranza dei docenti e sulla facile strumentalizzazione dei ragazzi.
La prova? I giornali di riferimento. È iniziato un attacco sistematico alla Gelmini da subito. Prima ancora che parlasse di cambiamento o di tagli. Basta leggere l’Unità e Repubblica sin da luglio ed agosto. Quanto ha detto sulle scuole meridionali incapaci di garantire una competenza decente agli allievi è diventato un pretesto per un attacco risibile alla sua persona.
E dire che banalmente si appoggiava alla divinità assoluta che nessuno mai mette in discussione come se fosse Dio: l’Ocse-Pisa.
Luigi Berlinguer, proprio sull’Unità dà ragione alla Gelmini citando la Bibbia Ocse. Ecco la citazione, 29 agosto: «Da ultimo vorrei citare i dati Ocse-Pisa, già ricordati da molti in questi giorni: l’Europa non boccia l’Italia e i suoi quindicenni, in tema di competenze scientifico-matematiche o di lettura, ma boccia il Sud e le Isole, assai indietro rispetto alla media europea (mentre il centro-nord la supera nettamente)». E allora? Allora si fa finta di niente. Repubblica continua: abbiamo avuto Pirandello in Sicilia, come osa la Gelmini.
Poi la faccenda della divisa scolastica; il voto in decimali; l’educazione civica; i libri di testo; il maestro unico, anzi diciamo meglio: il maestro uno alla volta. Non il maestro unico: semplicemente la non compresenza di più maestri nella stessa ora, almeno come norma. Introdotta persino con il contagocce, dalla prima elementare.
Chiara la filosofia della Gelmini: alta spesa non è sinonimo di virtù, anzi. Alberto Alesina è preside di economia ad Harvard. Ha scritto: «Si parla tanto di insegnanti multipli o unici nelle scuole. Parliamoci chiaro: gli insegnanti sono diventati multipli non perché si sia capito che questo migliorava la qualità dell’insegnamento, ma semplicemente perché sono nati sempre meno bambini in Italia e non si poteva licenziare nessun docente, anzi le assunzioni dovevano continuare a ritmi elevati. La scuola, insomma, come welfare per giovani laureati» (Il Sole 11-9-08).
Ma la sinistra ha montato un bailamme pazzesco. Inventando il taglio di centomila maestre, la fine del tempo pieno, la chiusura delle scuole dei paesini.
I contenuti del decreto Gelmini sono semplici. Accettate anche da intellettuali di sinistra per il loro buon senso. Invece sono state definite «disegno criminale» contro cui opporsi «con ogni mezzo possibile e immaginabile» da parte del ministro ombra Pina Picierno. Trasformarle in occasione di occupazioni e manifestazioni è frutto di una macabra strategia politica. Purtroppo a spese della scuola.
Renato Farina, Il Sussidiario, 19 Settembre 2008.
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