sabato 6 settembre 2008

La cooperativa rossa Cmc lavora per il genocida sudanese al Beshir. Veltroni che ne dice? (Il Tempo del 2 settembre)


Una domanda secca a Walter Veltroni, Massimo D’Alema e Piero Fassino: è lecito che una struttura legata alla sinistra faccia affari con un regime genocida? Rispondano, per favore, perché oggi la Lega delle Cooperative e le sue strutture sono andate ben oltre quel “abbiamo una banca” che tanti guai gli ha già procurato La notizia è sconcertante: ieri è stato inaugurato a Khartum, capitale del Sudan, un mega hotel a cinque stelle, il Burj al Fateh, finanziato con capitale libico -130 milioni di euro- e fiore all’occhiello del regime sudanese. Albergo costruito –questo è il punto- dalla Cmc, la Cooperativa Muratori e Costruttori di Ravenna, che con i suoi 640 milioni di fatturato è una colonna portante della Lega delle Cooperative, storicamente collaterale alla sinistra. La Cmc è tanto fiera di cotanta impresa, che ieri in apertura della home page del suo sito, ha dato notizia dell’inaugurazione dell’albergo da parte del presidente sudanese Omar el Beshir, prova provata che quest’impresa è il fiore all’occhiello del regime sudanese. Il problemino politico è che quel Omar el Beshir che ha tagliato il nastro dell’inaugurazione dell’albergo, a fianco di un –supponiamo-gongolante presidente della Cmc, è un criminale, un genocida. Il 17 luglio scorso, infatti, il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno Ocampo, ha chiesto al tribunale dell’Aja l’incriminazione proprio di Omar el Beshir per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, per la campagna di violenza, stupri e sfollamento forzato della popolazione del Darfur. Questa notizia non ha stupito chi conosce il Sudan e segue la vicenda del Darfur; stupisce invece la notizia che la Cmc abbia deciso di impegnarsi in una impresa che altri non è se non la costruzione della vetrina –questo rappresenta l’hotel Burj al Fateh- che permette ai visitatori facoltosi di tutto il mondo di affacciarsi sul mercato sudanese e fare affari col correttissimo regime di al Beshir. E’ evidente che la Cmc ha fatto questa scabrosissima scelta sulla base del classico “non olet”, in una logica di puro e cinico mercato. Ma qualcuno è in grado di spiegarci quale processo politico-ideologico abbia prodotto questa aberrazione? Veltroni, D’Alema e Fassino si sono mai posti il problema di un’etica d’impresa a cui vincolare non burocraticamente, il mondo fiancheggiatore delle Cooperative? E se sì,come è possibile, allora, che oggi il presidente della Cmc possa dire “Abbiamo un albergo”, senza accorgersi che il suo committente ha le mani che grondano –letteralmente- di sangue?

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