Tanto rumore per nulla, i sindacati che si stracciano le vesti, studenti di fantomatiche organizzazioni che accusano una supposta dismissione della scuola pubblica, sono queste le reazioni scomposte di fronte al "Piano Gelmini," come se fossimo di fronte ad una rivoluzione del sistema scolastico italiano. Ma è proprio solo tanto rumore per nulla, fatto secondo il principio del dover a tutti i costi andare contro. Non importa a che cosa e perché, vivere è andare contro!
La rivoluzione del ministro Gelmini è presto detta, il maestro unico per le classi con 24 ore settimanali e l'insegnante di inglese, un aumento del 50% del tempo pieno, ritorno delle sezioni primavera con la possibilità di andare a scuola da due anni e mezzo; più istituti comprensivi e tutela delle scuole in aree disagiate, riduzione degli indirizzi di studio negli istituti tecnici e professionali con l'eliminazioni dei doppioni, più matematica e inglese al liceo classico, riduzione dell'orario settimanale da 36 a 32 ore negli istituti tecnici e professionali e da 33 a 30 ore nei licei classici, scientifici, linguistici e delle scienze umane, investimenti per la formazione e per le nuove tecnologie, conferma del personale docente che si occupa degli alunni disabili. E' questa la rivoluzione che ha messo in allarme il mondo sindacale e il mondo studentesco che vorrebbe riesumare il cadavere del '68 ideologico, in realtà non si tratta di nessuna rivoluzione, ma di un semplice intervento che unisce buon senso, razionalizzazione e qualche principio educativo, quale quello che è educativamente più efficace un punto di riferimento che tanti o che non è la quantità a garantire una qualità dell'istruzione.
Per questo è irragionevole e puramente strumentale l'allarme che è stato lanciato di fronte a questi primi ritocchi che il ministro Gelmini sta facendo al vecchio e ormai decrepito palazzo della scuola. Il vero allarme è un altro e ci si guarda bene dal metterlo a tema, è la povertà educativa che incombe sulla scuola e che porta spesso, troppo spesso, a deludere l'attesa di tanti studenti che sono rientrati a scuola sperando in qualcosa di affascinante, di vero e di bello, ma che si sono trovati di fronte alla noia del dovere ripetuto. Che si sposti il problema della scuola su particolari di un certo rilievo, ma non di certo decisivi, questa è una responsabilità grave di un mondo che non vuole fare i conti con l'emergenza educativa, cosa che invece interessa a chi ogni mattina entra in classe certo che quell'ora di lezione c'entri con il suo desiderio umano.
Gianni Mereghetti, il Sussidiario, 21 Settembre 2008.
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