lunedì 6 dicembre 2010

Fini: "non ci sarà nessun ribaltone, ma c'è chi ha pensato agli affari suoi"



Il presidente della Camera parla agli studenti della situazione politica


Non ci sarà nessun ribaltone, che sarebbe un sovvertimento della volontà popolare. Ma non si possono chiudere gli occhi davanti alle tante promesse fatte e non mantenute. Questo il pensiero di Gianfranco Fini che, oggi, nel corso di un’assemblea degli studenti del liceo Orazio di Roma, in agitazione per i tagli alla scuola, ha risposto all’intervento di una giovane consigliera di circoscrizione del Pdl. «Cosa ne pensi tu – le ha risposto interrogativamente Fini - delle promesse non mantenute, degli impegni disattesi, di chi aveva promesso che la legge era uguale per tutti e poi ha pensato solo agli affari suoi?». «La politica – ha continuato il presidente della Camera - è onestà intellettuale, se si fosse più umili, se si pensasse che avere torto non è un complotto, le cose andrebbero meglio».
E incalzato con una domanda sulle leggi ad personam, ha aggiunto: «Mi guardo allo specchio e dico che c’è un limite oltre il quale non si può andare pena la dignità». E anche la coerenza, perché «senza comportamenti coerenti tra il dire e il fare, dopo un po’ la pubblica opinione non ti capisce», e con una condotta «all’insegna della massima spregiudicatezza vengono prima o poi censurati dai cittadini con una perdita di fiducia: non ti votano».
In politica, ha poi aggiunto Fini, non ci può essere tatticismo quando in gioco ci sono i valori dell’unità nazionale e della libertà. Mentre, a una domanda di una studentessa che gli chiedeva un parere sul fatto che «i deputati lavorano poco e guadagnano tanto», ha concordato che «oggi c’è un costo eccessivo» della politica, anche perché «negli ultimi anni si è moltiplicato il ceto politico». Tuttavia, «non si può pensare» che tale costo «non debba gravare sul pubblico», perché altrimenti la politica sarebbe esposta a rischio di condizionamenti.
Parlando poi della legge elettorale, Fini si è detto favorevole a «un collegio uninominale, magari piccolo, in cui si sceglie in ragione della credibilità della persona». Infatti, in una “fase post-ideologica” come questa «conta molto la credibilità delle persone e questo è un fatto positivo» perché «bisogna ridare agli elettori la possibilità di scegliere i loro rappresentanti», diversamente da quanto avviene oggi con il sistema attuale. Il nuovo meccanismo elettorale, invece, aiuterebbe anche a «rendere il Parlamento più simile alla società che rappresenta».
6 dicembre 2010

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