Sul nostro post di ieri, Massimo Bianchi, commentando il silenzio della nostra Sindaca sulla fontana di Buren, scriveva:
Credo che questo sia il classico esempio di come un’amministrazione comunale non debba lavorare: mancanza di trasparenza, di partecipazione, di buon senso... solo e soltanto presunzione. Una fontana del genere non era opportuna né per la locazione scelta né per la spesa: un’opera artistica sarebbe stato giusto localizzarla semmai ai Ronchi per rivalorizzare la zona visto i cittadini sono anni che se ne lamentano, per non parlare delle frazioni che continuano ad essere abbandonate a se stesse. Inoltre la famigerata fontana di Villa La Magia piazzata lì dov’è (come anticipato da Cialdi dell’Udc) comporta un pesantissimo impatto ambientale: accanto ad un giardino mediceo un’enorme cementata moderna, fatta senza che sindaco e giunta si siano minimamente chiesti cosa ne avessero potuto pensare i nostri concittadini, in barba alla tanto ventilata partecipazione.
Ultimo, ma non per importanza, l’importo speso: è vero che si tratta di una donazione da parte della Fondazione: ma un’amministrazione degna di tale nome tutti quei soldi avrebbe dovuto chiederli per interventi rivolti al sostegno dei più bisognosi (acqua, metano, fognature mancanti, sostegno alle piccole e media imprese, agli operai cassaintegrati) visto che gli statuti delle fondazioni stesse lo prevedono.
Questa non è un’amministrazione di buon senso ma è soltanto un’armata Brancaleone che ha perso la bussola ed il contatto con la gente; accontenta pochi per continuare a deluderne molti. Siano i cittadini a giudicare!
L’intervento è pertinentissimo e mette il dito nella piaga. Nonostante tutta la buona volontà posta da Sauleo nel non scalfire la figura-lider (questo conio è assolutamente ironico e polemico, sia chiaro sùbito) di questa armata Brancaleone, un fatto resta ed è evidente anche a un cieco secco: cioè che la Sabrina non ha ancora aperto bocca sulla fontana di Buren; non ha avuto il coraggio di fare pio; non ne ha fatto cenno sul suo blog istituzionale.
Ma la cosa grave è che nessuno – tantomeno gli organi di stampa locali – se n’è accorto o ha dato a vedere di essersene accorto. A nessuno è passato per la capa di chiedersi come mai questo silenzio, che, come tutti i silenzi, finisce per essere rumorosissimo e assordante.
Tocca allora a noi della politica del bastian contrario richiamare l’attenzione di tutti su questa profondissima quiete ove per poco il cor non si spaura, come direbbe un Leopardi da Infinito.
Zampini, nell’intervistare il Vicepresidente della Fondazione Caripit, aveva scritto:
Il costo dell’installazione non è stato reso noto, ma alla domanda se superasse i 200mila euro, Giuliano Gori ha risposto: «Sì, ma solo per iniziare. È l’investimento più oneroso che Caripit abbia mai fatto nell’arte contemporanea».
Bene, a parte il fatto che la spesa di una fondazione può ben essere (anzi deve essere) dichiarata. Noi però, maligni, e stando alla stessa risposta di Gori, pensiamo che la spesa finale si aggirerà tra i 500mila e il milione di euro.
Ora diteci, elettori di ogni schieramento: tutto questo vi sembra una cosa seria e responsabile a questi chiari di luna?
***
ULTIMO MINUTO
ULTIMO MINUTO
Stamattina, 9 settembre, sul Tirreno compaiono due interventi sulla fontana di Buren. Uno a difesa, l’altro contro.
Il secondo intervento, brevissimo, si commenta da sé. Il primo è di Giuliano Gori, Vicepresidente Caripit, che attacca La Nazione per un titolo che non gli è piaciuto.
Sì, è vero che la bellezza dell’arte è soggettiva. Ma c’è da chiedersi anche perché di queste forme, che a Gori piacciono, si trovino tanti detrattori, mentre nessuno si azzarda a negare esperienze artistiche architettoniche come le nostre cattedrali, le basiliche o altro ancora.
Fatto è – e Gori dovrebbe prenderne e darne atto senza difendersi troppo dietro all’intervento di Francesco Gurrieri da lui citato –, fatto è che oggi una sorta di consumismo (o affarismo?) artistico di alto bordo sta trasformando “idee minimali” di architetti, che si sono ormai seduti sull’Olimpo, in “asserzioni di poetica artistica apoditticamente universale”.
Funziona, anche in questo caso, la stessa idea delle firme e delle griffe: si dà per certo che sia opera d’arte tutto ciò che esce dalle mani di qualcuno canonizzato (ma da chi poi?) come artista.
Questo non basta – dobbiamo ripetere a Gori.
Quando un’opera d’arte di tanta rilevanza economica viene piazzata da qualche parte, a deciderlo per i cittadini – qui non siamo infatti alla Fattoria di Celle di Giuliano Gori, ambiente e proprietà privati – non dovrebbero essere due persone, un Vicepresidente di una fondazione e un Sindaco, a farlo da sole.
Buonsenso e rispetto vorrebbero che ne parlasse un popolo intero, che fosse la gente a dire se apprezza o no interventi come questo. E la valutazione dovrebbe essere fatta con i conti alla mano: sapendo precisamente quanto si “investe” e non sentendosi dire che “intanto si parte con 200mila euro” e poi vedremo.
La gente a cui spetta anche il diritto – sempre nell’ottica della soggettiva bellezza dell’arte – di decidere se una cosa le sembra bella o le pare, invece, semplicemente una presa in giro come il Something happened di Nannucci (50mila euro a carico dei Quarratini!).
Questo perché Gori deve capire che non può arrogarsi il diritto di imporre il suo bello solo perché lui lo ritiene tale.
Cliccare sulle immagini per ingrandirle.
4 commenti:
L’idea di Bianchi di sistemare la fontana di Buren ai Ronchi è semplicemente geniale: non solo perché è il vero paradosso dell’Angel of Beauty di cui parla Gori sul Tirreno, ma anche perché, sulla falsariga e in toni parodici rispetto a questa splendida poesia del sommo poeta del Vernacoliere, Federico Maria Sardelli,
Se noi
si sarebbe
amici
è bellissimo.
potremmo scrivere:
Se noi
si piazzerebbe
la fontana ai Ronchi
è bellissimo.
In fondo la bellezza non è soggettiva anche in poesia? Che ne dice il vicepresidente Gori?
Non ho detto la fontana di Buren ai Ronchi; ho detto che un'opera d'arte ( non come quella ) sarebbe più opportuno sistemarla in una zona come i Ronchi che necessitano di una maggiore attenzione.
Massimo Bianchi
Bianchi, ai Ronchi c'è già la fontana: è il depuratore di Publiacqua che quando il Palma ci scarica, non respirano per sei mesi.
Strano che il Sindaco non lo sappia, lei che è sempre pronta al dialogo.
Tutti con le teste bianche e mentalità obsolete.
Quarrata è senza speranza.
Vedo un buco profondo nel bilancio tra due anni che, con tutta l'immaginazione possibile non riesco a vedere la fine.
Cerchiamo di fermarli per fargli fare meno danni possibili.
B.M.
Posta un commento