martedì 30 novembre 2010

UNA FOTO AL GIORNO… LEVA IL MEDICO DI TORNO: SPESE LARGHE E FOGNE STRETTE


L’epoca della post-democrazia, quella che stiamo vivendo, è l’incarnazione dell’incapacità di pensare.
Anche se certe amministrazioni che progettano il futuro sul cammino del sol dell’avvenir, ricevono autopremi per autoprogetti che coinvolgono – come si è letto – consistenti parti della popolazione (ovviamente con danni di ogni genere), i risultati pratici, che poi dovrebbero essere quelli che interessano la vita delle popolazioni amministrate, sono di una modestia sconcertante: dove per modestia si deve intendere, come è, estrema e conclamata povertà intellettuale e spirituale, se non mera arroganza e supponenza.
Un esempio di quanto andiamo dicendo, è rappresentato dall’intervento odierno, su La Nazione, di Daniele Manetti del Comitato cittadini Olmi-Vignole.
L’infaticabile animatore della partecipazione – a cui si impedisce di poter parlare dei problemi di una qualsiasi frazione, se non riesce a portare almeno 2.500 firme di cittadini! – ha notato che, in fondo a via Firenze, dinanzi alla ex-statale 66, nel punto dove sono state abbattute le case per aprire la via della tangenziale verso Prato, nel fossone di scolo che proviene da Olmi si stanno sistemando non dei tubi che permettano il deflusso delle acque, ma delle cannucce da bibita (lasciateci passare un po’ di ironia: di seri, in Comune e in Provincia, ce n’è già troppi) che ci offriranno il miracolo mosaico della divisione delle acque: sicché quelle di Olmi, anziché defluire, finiranno per rinculare e straboccare sulle case della zona Olmi-Casini.
Ecco l’effetto post-democratico: mentre ormai quasi ogni anno, da vent’anni in qua, la Piana va sotto, i cervelloni politici e tecnici, del Comune e della Provincia, continuano a ridurre ogni fossa, a otturare ogni buco, a peggiorare la situazione.
In pratica fanno come certe vecchie babbione che, nella frenesia di mostrarsi sempre più giovani e avvenenti, a forza di restringere i loro abiti per mostrare forme che non hanno più, finiscono con il far scoppiare il sistema perché i loro incontenibili lardelli, i loro strabordanti rigatini, i loro glutei disfatti, le loro puppone flaccide non possono essere più trattenuti da nulla e spaccano ogni barriera come una diga in rotta.
Questo aspetto ce l’ha, purtroppo, anche questa vecchia amministrazione post-democratica, che assomiglia alla Saraghina di Fellini (8 e ½, 1962) e alla sua rumba da disco rotto. Un’amministrazione che spende 4 milioni di euro dei contribuenti, non per risolvere i problemi della Piana che Manetti sbandiera da dieci anni e passa, ma per assicurare piste ciclabili sugli argini che puntualmente, ogni anno, l’acqua porta via o erode sempre di più. Altri 16 milioni di euro, la Giunta-Sarag li butta in cessi, sampietrini e look di vie e di ville di nostra proprietà che saranno – come lo sono state per i precedenti Conti – oggetto e causa di bancarotta. E questo o si capisce o siamo A-B_normal, secondo la nota definizione di Igor in Frankenstein junior.

Se questa è la buona amministrazione, ci vuoi indicare quella cattiva, Sindaco Sergio Gori?

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