domenica 27 dicembre 2009

IL PUNTO


4. AGGRESSIONI, RIVOLTE E ALLUVIONI
Domenica 27 dicembre 2009.

E anche il Papa è stato vittima di una aggressione. Susanna Maiolo, una psicolabile, ha saltato la transenna che la sperava da Benedetto XVI e lo ha trascinato a terra. Scene di panico fra la gente che ha assistito. Poi la donna è stata immobilizzata e il serafico Pontefice ha continuato le sue cerimonie. L’azione penale sarà affidata alla giustizia vaticana, ma non si nasconde che tutta la vicenda finirà in un perdono o in provvedimenti molto blandi e comprensivi. Sta di fatto che episodi di questo genere sono ormai all’ordine del giorno, si ripetono con molta (o troppa) facilità. È forse, questo, il mondo degli psicolabili?
In Iran, intanto, rivolte di piazza frenate con feroci randellate e spari di lacrimogeni e pallottole di gomma (ma sarà solo gomma?). La situazione è gravissima. Già c’era stato il sospetto di broglio elettorale da parte di Mahmud Ahmadinejad, che aveva ripreso il potere stroncando l’opposizione con la forza. Ora i fatti accaduti nei giorni scorsi sono di nuovo una chiara denuncia di una situazione in cui la libertà – anche quella minima di manifestare il proprio dissenso – è compressa in modo assurdo e inaccettabile. Oltretutto il presidente iraniano fa vedere di avere la più ferma intenzione di armarsi in tutto punto e di far diventare la sua nazione una potenza atomica per imporla a livello mondiale. Come dire che i pazzi non finiscono mai, dato che la storia non insegna niente a nessuno.

A livello italiano, ecco che i consumatori si allarmano perché prevedono una spesa annua di 600 euro in più per ogni famiglia italiana. Colpa della Finanziaria, dicono. Ma colpa, anche, di una gestione della cosa pubblica che da decenni è sempre più un disastro: a prescindere dai terremoti, che sono incontrollabili, le maggiori spese per tutti i danni al territorio come potranno essere affrontate? E lì scattano aumenti e quant’altro che nessuno vede di buon occhio, è chiaro; ma resta pur sempre la domanda «e i politici dov’erano quando avrebbero potuto rendere sicuro l’ambiente del nostro paese?».

Singolare, invece, l’omicidio di Vignola, in cui è implicato don Panini che ora dichiara che «lo avrà fatto anche lui, ma non sa dire il perché». E qui si torna, nonostante tutto, ai disagi e al malessere che guidano tutta questa nostra società disfatta nei valori di ogni genere. Se questo non è il mondo degli psicolabili, è senz’altro il mondo dei molti disagi, assecondato da una serie di fatti che lo rendono ancor più instabile: basti pensare che è difficile credere a una giustizia che non funziona e che manda liberi e assolti (quasi con la faccia di impuniti) personaggi davvero degni di miglior causa. E l’idea del non funzionamento della giustizia si porta dietro tutto il resto, crediamo; compresa la rinascita della violenza fisica che non troverà mai un censore sicuro.
Intanto Paolo Magli analizza questo, che sta passando, come l’anno peggiore di Pistoia: dalla crisi, con la perdita di 7mila posti di lavoro, alla storia dell’asilo Cip e Ciop – offesa al genere umano – alle alluvioni sul nostro territorio. Noi vorremmo aggiungere anche altre vicende: come quella che ha visto la scelta, molto discussa (per non dire peggio), del nuovo manager del Copit. Alla fine – come abbiamo detto più volte – per questa vicenda di mala amministrazione ci rimetteranno due dipendenti del protocollo che, se fossero davvero responsabili, sarebbero dei grandi mafiosi, con dei poteri ultra, dato che possono permettersi di favorire un superdirigente: allora è vero che nei ministeri comandano gli uscieri…
E infine il disastro del dissesto idrogeologico. Frane a Pracchia, alluvioni a Bottegone, Ferruccia e Quarrata. Leggete come commenta Roberto Bernabò, direttore del Tirreno (prima e quinta pagina di oggi), che definisce la Toscana una regione troppo fragile:


Certo c’è l’eccezionalità del mix pioggia intensa, neve che si scioglie, mare alto, dietro questi giorni terribili. Ma l’eccezionalità è ormai una costante. E allora se intorno a Natale migliaia di persone sono costrette a lasciare le proprie case, altrettante a vivere con l’angoscia del fiume dietro l’angolo che rischia di travolgerle o della frana che se le può inghiottire; se strade su strade sono chiuse e addirittura si blocca l’autostrada Livorno-Genova; se ogni inverno tutto questo si ripete da decenni, quando non sono i temporali estivi a fare altrettanti danni – vi ricordate il 1996, la madre di tutte le alluvioni del dopo Arno, che portò morte e distruzione in Versilia – beh, forse dovremo convincerci che c’è qualcosa di più. Che anche in Toscana c’è stata un’urbanizzazione pesante, concentrata, poco equilibrata. Per carità, niente a che vedere con altre regioni del nostro paese, con le terre dell’abusivismo selvaggio. Ma troppo si è costruito con poca attenzione a un territorio che è naturalmente fragile, alle regole minime di sostenibilità nel rapporto con fiumi, boschi, campagne. L’edilizia è il motore dell’economia ed è importante che marci. Anzi che presto riparta. Ma in questi anni occorreva puntare di più su recupero e ristrutturazioni urbanistiche di centri città che invece sono stati abbandonati, lasciati spesso al degrado e alla povertà di servizi oppure a una rendita immobiliare legata al turismo che ha espulso i residenti. Si è diretto così lo sviluppo nella costruzione di cinture di nuovi quartieri, di interi paesi comparsi quasi dal nulla. E la stessa cosa è avvenuta per le aree industriali cresciute senza concertazione tra territori vicini. Così, casa dopo casa, fabbrica dopo fabbrica, strada dopo strada, il risultato è un’antropizzazione sempre più pesante, una sottrazione costante e progressiva di aree verdi, un territorio sempre più incapace di assorbire le piogge. Forse varrebbe la pena ragionarci, tra un’emergenza e l’altra prossima ventura.


Al commento di Bernabò, che pure fa osservazioni di buon senso, aggiungiamoci anche questa ulteriore considerazione: dov’erano i baldi compagni comunisti che hanno sempre retto questa regione, a lungo guidati dal grande Vannino Chiti, oggi, dopo il suo mirabile mandato regionale, gratificato pure della carica di vicepresidente del Senato? Eppure hanno sempre sbandierato la politica del territorio come loro cavallo di battaglia.
Anche questo potrebbe costituire un proficuo spunto di riflessione. E non parliamo dei politici pistoiesi che hanno preso l’Ombrone come la condotta delle acque reflue della città per inondare di cacca e fitofarmaci tutta la piana agliano-quarratina! Dei decenni della nullafacenza, sia dei politici che del Consorzio Ombrone, ecco i risultati oggi: danni su danni e previsioni ancor più infauste.
Ma a Dio piacendo, una nota finale di rasserenamento. Il Sindaco di Quarrata, con la sua faccina angelica, annuncia al popolo che i soldi che sarebbero dovuti servire a spedire biglietti ai auguri, li ha destinati – in perfetta concordia con i suoi sette nanetti di Giunta – alla Caritas diocesana.
È davvero insopportabile sentire e leggere discorsi di questo genere, assunti dai giornali di cronaca da puri e semplici comunicati-stampa targati Comune, senza che nessuno si sia presa la briga – come cronaca vorrebbe – di chiedere quanti sono questi soldi dirottati ai fondi di solidarietà.
«Il Natale – dice il Sindaco autoincensandosi – è la festa della speranza e con questo gesto vorremmo dare un segnale di fiducia nel futuro perché la società ne ha bisogno e nessuno deve essere lasciato solo nelle difficoltà della vita».

E i soldi spesi per la bufala della scritta di Nannucci, Sindaco, non sarebbero stati spesi meglio se fossero stati dirottati qui? Sono decine di migliaia di euro, tirati fuori anche dalle casse comunali (almeno 30 o 40 mila). E i 70mila euro per le feste dell’uva?

Come puoi, Sindaco, permetterti di parlare così senza vergognarti di quello che fai? Si può essere più ipocriti in tempi natalizi?


Buoni ultimi giorni di quest’anno a tutti!




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