domenica 13 giugno 2010

Le sparate servono solo a rassicurare l'elettorato. Meglio godersi i mondiali


Sarà il caldo, sarà la voglia di vacanze, sarà che sono più di tre lustri che sognano la Secessione, ma i leghisti non hanno più lo smalto di una volta. Le loro “sparate” sono un po’ più stanche, un po’ più appannate, ma soprattutto molto più prevedibili. E anche, non ce ne vogliano gli amici del Carroccio, molto più innocue.
L’ultima (trita e ritrita) arriva da Zaia: niente "Fratelli d'Italia", meglio il "Va' pensiero". E la penultiam, di qualche giorno fa, arrivava dal Piemonte governato dal giovane Cota: assumiamo professori e supplenti che siano solo “del territorio”. Qualche reazione, qualche sussulto, un po’ di indignazione, le solite repliche puntute leghiste e, per ora, basta. Ma tra lezioni di dialetto, esami di cultura locale, graduatorie regionali (che a dire il vero sono state proposte anche, più o meno velatamente, da alcuni esponenti del Pdl), inni mancanti e tricolori usati per altri fini, queste nuove “sparate” pare di averle sentite già mille volte. E hanno buone probabilità di fare la stessa fine. Nel nulla.
Sì, perché la parabola delle boutade leghiste è ormai abbastanza chiara. Effetto annuncio (solitamente quando ci sono elezioni in vista o trattative politiche "romane"), dibattiti infuocati sui media e poi il silenzio. Alle volte al silenzio si affianca il fallimento della proposta. Medici spia, presidi spia, ronde, White Christmas. Per non parlare dell’indipendenza padana, desiderio proibito di una vita e destinato, con buone probabilità, a rimanere tale. Insomma, l'abbiamo capito: perché preoccuparsi?
Allora ecco l’idea: un embargo di un mese (almeno) sulle critiche al Carroccio. Innanzitutto perché toccherebbe ripetere sempre le stesse cose, ricordare i principi fondamentali della nostra Repubblica, qualche nozione di diritto internazionale, un po' di solidarietà e carità cristiana. E poi perché non conviene prestarsi al gioco. Ma soprattutto perché mentre la Lega si occupa di rassicurare il suo elettorato a suon di proclami, noi vorremmo tifare la nostra Nazionale in santa pace, dato che la loro ha già giocato…

Federico Brusadelli da: www.farefuturofondazione.it

7 commenti:

Massimo Bianchi ha detto...

Per la prossima tornata se la Lega continua così la vedrei bene correre insieme all'Italia dei Valori; sarebbero una bella coppia vincente....di demogagia!

Massimo Bianchi

Anonimo ha detto...

Lei crede signor Bianchi? Io credo che si sbagli e di grosso! La lega,nonostante qualche sparata fuori luogo,(che fanno anche esponenti di altri partiti),continua a mantenere fede agli impegni presi con il proprio elettorato sia a livello nazionale che locale,rispettando i vari programmi elettorali ,grazie ai quali sono stati eletti;ma,soprattutto,continua a stare in mezzo alla gente e ad aiutarla concretamente nei problemi di ogni giorno. Per la prossima tornata credo che dovrebbe preoccuparsi più del giudizio che la gente di destra riserverà a chi come Fini & co. ha tradito il mandato che gli era stato dato con il voto fregandosene altamente del programma elettorale e di ciò che il popolo di destra vuole. B.M.

Massimo Bianchi ha detto...

Io sono un italiano, fiero di esserlo; non dispregio il tricolore, non diserto i festeggiamenti per l'Unità d'Italia e non mi comporto da anti-italiano preferendo il va' pensiero all'Inno di Mameli.
Riguardo Fini & co. le rispondo così: più un uomo vola alto più viene visto piccolo da chi non sa volare; dissentire non significa tradire. La gente di destra chiede merito, legalità ed innovazione: quindi nessuna preoccupazione per il giudizio degli elettori.
La politica con la "P" maiuscola va fatta nell'ottica da qui a dieci anni e non cavalcando il malessere del paese.

Massimo Bianchi

Anonimo ha detto...

Sig.Bianchi,sulla prima parte del suo intervento niente da dire o da obiettare,in fondo ognuno deve essere e pensare come meglio crede,rispettando però chi la pensa diversamente.
Per quanto riguarda Fini & co. invece non sono per niente d'accordo. Fini dissente in parlamento ma tradisce il suo,quasi ex,elettorato.Lei dice cosa vogliono le persone di destra ma non mi sembra che Fini voglia accontentarli. E' stato votato ed eletto sulla base di un programma elettorale ben preciso ed ha accettato l'alleanza con la lega prima del voto.Questo è un adto inconfutabile.Se a nemmeno metà mandato decide di non seguire più quel programma è libero di farlo ma per noi elettori di destra che hanno creduto in lui c'è solo una parola per questo comportamento: TRADIMENTO! Caro signor Bianchi quando si è preso i voti della gente e poi si fa quel che più ci piace a secondo del momento o degli umori da cavalcare non è politica con la p maiuscola,anzi non è nemmeno politica,è solo fame di potere e arrivismo. B.M.

Mauro ha detto...

io difendo l'amico Bianchi; ma vi siete dimenticati che Fini è stato eletto presidente della camera oppure no??? per forza deve assumere posizioni di imparzialità, è il suo ruolo che glielo impone e lui da uomo di Stato e delle Istituzioni esercita questo ruolo alla lettera.
Non è un dipendente di un uomo solo comando, ma deve porsi al di sopra e contestare Fini per quello che fa da terza carica dello Stato ( non da leader di partito ) significa ignorare come funziona uno dei poteri dello Stato, ovvero il Potere Legislativo.

Mauro

Anonimo ha detto...

Bisogna depurare il discorso sulla Lega dalle molte "sparate", più o meno grosse, che vengono fatte da questo o quello amministratore locale. Perché se ci si concentra su quelle, giustamente spuntano fuori frotte di argomenti inoppugnabili (la bandiera da difendere; l'unità ed indivisibilità da preservare; la legalità da coniugare con la solidarietà).

Se si guardano, invece, un po' in prospettiva, anche queste "sparate" assumono un contorno ben diverso. E capisco che possano inquietare (in senso politico) molti.

Partecipando alla presentazione di un volume della fondazione Italinieuropei, a Roma, qualche mese fa mi è capitato di sentire - da illustri studiosi di sinistra - che "senza la Lega oggi non avremmo il dibattito sul federalismo". Iniziata come battaglia per la secessione, con tanto di ampolle e Dio Po, diventa oggi mediazione parlamentare per la riforma federale, in primis la riforma del "federalismo fiscale", unico vero fiore all'occhiello - per ora - di questa Legislatura (seppur in attesa di attuazione).

Ma anche sull'immigrazione non possiamo dire che certe "sparate" non siano fuori luogo: ma forse non hanno richiamato l'attenzione sulle politiche scellerate e lassiste che tanti governi, locali-regionali-nazionali, hanno condotto nel corso del tempo?


Anche quando invocano le "gabbie salariali", forse non additano un problema reale e sentito come il diverso potere di acquisto fra Nord e Sud in questo Paese? Che la "gabbia" non sia la soluzione, siamo d'accordo, ma rimettere il problema in cima alla lista delle priorità è indubbiamente giusto.


Ma ancora: quando si scagliano contro l'Europa, è vero, dimenticano ciò che ha rappresentato l'Unione europea in termini di pace e sviluppo; ma non richiamano l'attenzione sulle "perversioni" europee, come le quote-latte, l'etichettatura della Nutella, il Tocai rumeno o la cioccolata senza cacao?

Ultimo punto: l'indubbia qualità degli amministratori leghisti. Lo si vede dalle percentuali bulgare con le quali vengono eletti e rieletti nelle zone più sviluppate del Paese. In un Paese normale basterebbe questo - il risultato elettorale - per dire che si tratta di "buone amministrazioni": non esiste miglior giudice dell'elettore. E questo "tessuto" di buoni amministratori, la Lega lo porta in Parlamento, in Regione, nelle Province. Non ho mai sentito dire di "paracadutati", nella Lega...

Per questo - da non leghista - dico: stiamo attenti all'agenda che detta la Lega perché, negli ultimi anni, si sta rivelando una agenda strategica per i bisogni del Paese. Non alle soluzioni, non ai toni (sui quali accolgo l'invito alla moratoria), ma all'agenda delle priorità. Cosa che nel PDL (ed i finiani ancor meno) hanno compreso.

Luca

Anonimo ha detto...

hai detto bene .... al nord; delle sparate di uno come Morganti il centro destra toscano credo che non ne abbia bisogno