mercoledì 23 giugno 2010

Lettera a Fini di un giovane del Nord


Caro Gianfranco,

mi permetto di chiamarti così e di darti del tu non solo perché noi giovani, si sa, siamo un po’ sfrontati, e ci piace smarcarci dai soliti schemi dell’”Egregio Presidente”, ma anche perché mi sento da lungo tempo molto vicino alle tue idee, e perché c’è un filo sottile che lega il mio giorno di nascita, nel gennaio del ‘90, a un avvenimento importante della storia, anche tua, nel novembre ‘89. Fatto sta che più sento i tuoi discorsi, più mi piacciono le tue idee di destra moderna, liberale, europea. Soprattutto poi, per un ragazzo come me, che vive in un paesino della Brianza, unica macchia azzurra tra comuni “verdi”, ha fatto un gran piacere sentirti dire quella frase, all’apparenza banale, ovvia, ma che nessuno ha avuto il coraggio ancora di dire: “La Padania non esiste!”. Beh, in realtà l’aveva già detto qualche settimana fa la Società geografica italiana, tuttavia detto dal presidente della Camera in risposta ai vaneggiamenti politici di numerosi quadri istituzionali, fa un certo effetto. Già, perché come detto stamane ad Omnibus dal professor Campi, questa frase è un po’ come quella pronunciata dal bambino della fiaba dei fratelli Andersen: “Il re è nudo!”. Finalmente, l’abbiamo detto, non esiste, bene. I venti secessionisti rimarranno a soffiare in maniera stagionale sul sacro prato di Pontida, e le teorie sulla disunità nazionale vengono sbugiardate. Bravo. Ora però, caro Gianfranco, devi venire qui, a dirlo. Non perché così i leghisti potranno contestarti coi forconi, sicuramente non lo faranno, perché l’arrosto sono buoni a mangiarlo, ma in politica certe sparate non hanno proiettili, solo fumo. Ma perché qui, al Nord, ci manchi. E non è quel “ci manchi” velato di lacrimuccia nostalgico-affettuosa, è quel “ci manchi” che in realtà sta per “abbiamo bisogno di te”. Abbiamo bisogno di cultura e di incontri, di lezioni ai giovani come quella che hai fatto a Varese, di un presidente che va nelle scuole e alza il volume all’inno di Mameli, di una figura che riesca a riportare il senso di italianità qui dove la Lega spopola. Perché se lo fa, qualche merito e qualche talento nel lavorare sul territorio, effettivamente ce l’avrà, e qualche demerito nostro sullo stesso piano, ci sarà. Non ti chiedo tanto, una volta al mese, Gianfranco. Una conferenza a Torino, un incontro a Milano, una festa di piazza a Venezia, una visita a scuola a Trieste, un aperitivo a Treviso. Se tu non puoi manda Bocchino, Urso, l’ottima Bongiorno che si vede in giro così poco, fai venire Campi, Rossi, Mariniello. Però non dobbiamo lasciare il Nord da solo, come lo era un tempo, quando AN prendeva il grosso dei suoi voti al Sud e ha lasciato sempre maggiore spazio a Bossi qui. Ma ora dobbiamo recuperare. Senza dimenticare il Sud, la questione meridionale, senza fare la gara a chi produce e a chi consuma. Ma venite, fatevi sentire qui, in maniera forte, portando i nostri valori, le nostre idee, le nostre novità, che attecchiscono in una maniera stupenda, soprattutto tra noi ragazzi, ma muoiono se non vengono annaffiate dall’entusiasmo che potrebbe portare la vostra presenza. Perché non basta dire “La Padania non esiste”. Bisogna anche far vedere che esiste l’Italia.

Con affetto.

Stefano Basilico

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