martedì 29 giugno 2010

UNA FOTO AL GIORNO… LEVA IL MEDICO DI TORNO: LA GIUNTA DEL ‘LARDO AI CANI’


Stamattina, 29 giugno, l’uovo fresco di giornata ce lo ha regalato il mirabile Assessore Mazzanti, attento amministratore dei nostri sudati quattrini.
Lo spunto è offerto da una innovazione nel look di Quarrata che, su via Montalbano, passa dai rileccatissimi – e costosissimi – sampietrini, a delle semplici ed economiche strisce di catrame: una sorta, si direbbe, di toppe al culo in un vestito di altissima sartoria.
I tozzetti – come dice Marchino a Marta Quilici – non reggono, sono troppo cari e quindi… meglio tornare al vecchio e santo asfalto, brutto quanto il demonio, ma non caccoloso quanto certi addobbi calligrafici più costosi delle pietre dell’orefice.
E fin qui, niente di male. Il problema viene dopo quando Mazzanti dichiara:

«La ditta che ha eseguito i lavori, sia del pavé dell’ultimo tratto, che dei due dossi precedenti (quelli in questione, ndr), non aveva provveduto a cementificare a dovere lo strato sottostante il pavé. Questo causava un continuo dissesto dei tozzetti, continuamente sollecitati dal passaggio delle automobili. Per tutto l’ultimo tratto di via Montalbano la ditta ha già da tempo provveduto a rifare tutto il pavé, in modo da renderlo permanentemente stabile. In quell’occasione il Comune contribuì mettendo a disposizione il materiale. I due dossi in questione mostravano gli stessi difetti e per questo imponevano una continua manutenzione. Fino ad ora tale manutenzione era completamente compito della ditta che se ne accollava le spese. Adesso, invece, la manutenzione sarebbe dovuta passare al Comune, che, però, l’ha ritenuta troppo onerosa. Le soluzioni, quindi, erano due: o rifare i dossi come è stato fatto per il pavé dell’ultimo tratto di strada, oppure decidere di rifarli normalmente con il catrame».

Non ci vuole il dottor Azzeccagarbugli di manzoniana memoria per intravedere una terza e più giusta scelta, doverosa per i cittadini e per le loro tasche e, al tempo stesso, giuridicamente corretta: chiamare la ditta costruttrice alla responsabilità civile e imporle la realizzazione delle opere a regola d’arte. Ciò, però, avrebbe richiesto una fatica a cui i nostri amministratori non sembrano essere abituati: pensare sul filo del buonsenso. E già – nonostante i costi globali – questi amministratori, in occasione del rifacimento del pavé, avevano contribuito «mettendo a disposizione il materiale» per una cifra criticatissima di ben 33mila euro: e perché mai? Per fare regalìe alla ditta appaltatrice, presentata dalla Giunta come la più esperta in materia, con sede addirittura nel nostro stesso Comune e, quindi, perfettamente in grado di sapere quale tipo di traffico ci sarebbe stato su quel tratto di strada?
Ma questa, come abbiamo sempre detto e ridiciamo, è la Giunta del lardo ai cani: quella che non può spendere 60mila euro – promessi da anni – per la via di Montemagno, ma che ne butta 50mila nelle cazzate di Nannucci; che vieta i fuochi a settembre per mostrarsi sensibile alle problematiche della crisi, ma che dà più di 70mila euro a Il Cipresso per la festa dell’uva; che non ha 70 euro per pagare la bolletta della luce di una persona ammalata, ma che mette in ponte 3 milioni e 700mila euro per una insulsa pista ciclabile nel momento in cui manca perfino il pane da mangiare (altro che fantasia amministrativa, ex-Assessore Bracali!); che fa finta di risparmiare 1.500 euro di elettricità, ma poi dice, come in questo caso il Mazzanti: «Il costo è modesto: 5mila euro totali».
Sì. Questa è la Giunta dei pezzenti, sempre a mano tesa, che fa tornare in mente un episodio, svoltosi a Lucciano all’inizio del 900, mentre il conte Spalletti passava a cavallo lungo le strade di campagna. La gente si metteva ai lati, si toglieva il cappello, chinava la testa e allungava la mano: e il conte lasciava cadere qualche monetina.
Un giorno, mentre il conte passava, tutti erano in fila, ma uno di loro – di cui non facciamo il nome per rispetto al defunto – se ne stava chino tra i filari delle viti a fare i propri bisogni. La fame era talmente tanta che, quando si accorse che il conte stava regalando dei centesimi, corse alla strada così com’era, con i pantaloni ancora mezzi giù, sorreggendoli con una mano. E il conte, cinico, gli tirò un ventino (venti centesimi, per questi amministratori sessantottini molto ideologizzati, ma poco informati) dicendo: «C’eri anche te, cacone?»


Pezzenti a mano tesa, ma pronti sempre a buttare il lardo ai cani perché quel lardo non esce dalle loro tasche. Vero, Mazzanti?

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

Nessun commento: