«Oggi più che mai sentiamo l'esigenza di avviare una profonda riflessione all'interno del partito dopo questa condanna che rimane gravissima soprattutto per un uomo impegnato in politica. Non ci uniremo al solito coro di solidarietà già tristemente visto negli anni scorsi per i politici condannati. Il nostro movimento giovanile non può rimanere in silenzio davanti a fatti che minano la credibilità di un intero partito».
Sono parole che pesano. Che pesano ancora di più, per il Pdl, perché a scriverle – dopo la condanna in appello a sette anni per il senatore Marcello Dell’Utri – sono ragazzi e ragazze del Popolo della libertà, anzi della Giovane Italia. Sono quelli che un tempo si sarebbero chiamati “militanti”. Quelli che (gerontocrazia e apparati permettendo) vorrebbero contribuire alla costruzione del centrodestra del futuro, consapevoli che “fedeltà” non significa svendita dei propri ideali né della propria storia.
E sono parole vicine a quelle di un altro esponente del Pdl, Fabio Granata: «Rispetto le sentenze della magistratura e la presunzione di innocenza e' comunque valida fino alla Cassazione. Non mi piace, però, questo sport nazionale di commento di solidarietà o festeggiamento per un uomo politico importante che è stato condannato». Insomma, questi ragazzi (prontamente definiti dalla coordinatrice dei circoli giovanili del Pdl siciliano, Costanza Castello, «arrogantelli cercatori di gloria, votati al protagonismo») non hanno paura di dire al loro partito che non ci stanno. Non ci stanno a vedere lo spettacolo fuori luogo di esultanza nel giorno in cui, comunque, un esponente di peso del Pdl viene condannato a sette anni. Non ci stanno a vedere la politica, che forse per loro è ancora interesse per il bene comune e amore per la polis, trascinata ancora una volta in quel clima di rivincita e di scontro frontale che strangola questo paese da decenni.
E non ci stanno, probabilmente, a sentire alcune dichiarazioni rilasciate dal senatore Dell’Utri poco dopo la sentenza. «Vittorio Mangano è stato il mio eroe, perché è una persona che era in carcere ammalata, che è stata invitata più volte a parlare di Berlusconi e di me, naturalmente come la procura di Palermo avrebbe richiesto, e si è rifiutato di farlo. E se si fosse inventato qualsiasi cosa sarebbe stato certamente creduto, credono a pentiti che non sanno nulla, lui che era stato ad Arcore qualche mese poteva inventarsi una qualunque cosa, ma non l'ha fatto». Non è una novità: si tratta di concetti già espressi pubblicamente nell’aprile di due anni fa e nel novembre del 2009. Ma sono parole che scatenano un’altra reazione, stringata ma altrettanto chiara e pesante, da parte di altri giovani del centrodestra, i ragazzi di Azione universitaria:
E sono parole vicine a quelle di un altro esponente del Pdl, Fabio Granata: «Rispetto le sentenze della magistratura e la presunzione di innocenza e' comunque valida fino alla Cassazione. Non mi piace, però, questo sport nazionale di commento di solidarietà o festeggiamento per un uomo politico importante che è stato condannato». Insomma, questi ragazzi (prontamente definiti dalla coordinatrice dei circoli giovanili del Pdl siciliano, Costanza Castello, «arrogantelli cercatori di gloria, votati al protagonismo») non hanno paura di dire al loro partito che non ci stanno. Non ci stanno a vedere lo spettacolo fuori luogo di esultanza nel giorno in cui, comunque, un esponente di peso del Pdl viene condannato a sette anni. Non ci stanno a vedere la politica, che forse per loro è ancora interesse per il bene comune e amore per la polis, trascinata ancora una volta in quel clima di rivincita e di scontro frontale che strangola questo paese da decenni.
E non ci stanno, probabilmente, a sentire alcune dichiarazioni rilasciate dal senatore Dell’Utri poco dopo la sentenza. «Vittorio Mangano è stato il mio eroe, perché è una persona che era in carcere ammalata, che è stata invitata più volte a parlare di Berlusconi e di me, naturalmente come la procura di Palermo avrebbe richiesto, e si è rifiutato di farlo. E se si fosse inventato qualsiasi cosa sarebbe stato certamente creduto, credono a pentiti che non sanno nulla, lui che era stato ad Arcore qualche mese poteva inventarsi una qualunque cosa, ma non l'ha fatto». Non è una novità: si tratta di concetti già espressi pubblicamente nell’aprile di due anni fa e nel novembre del 2009. Ma sono parole che scatenano un’altra reazione, stringata ma altrettanto chiara e pesante, da parte di altri giovani del centrodestra, i ragazzi di Azione universitaria:
«Mentre Dell'Utri continua a definire un eroe il mafioso Vittorio Mangano, noi affermiamo con orgoglio che gli eroi dei giovani siciliani sono persone come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino».
Ecco, in un paese normale, Vittorio Mangano sarebbe ricordato – e non c’è garantismo che tenga, perché parlano le sentenze – come un mafioso, un trafficante di stupefacenti, un estorsore e un assassino (duplice omicidio: Giuseppe Pecoraro e Giovanbattista Romano). Ma in Italia accade, per mille motivi, che colui che fu da Borsellino definito «uno di quei personaggi che erano le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia» possa, senza imbarazzo, esser chiamato “eroe”. E fanno bene, questi ragazzi “di destra” a dire che non ci stanno. Ma non ci stiamo neanche noi, senatore Dell’Utri. Questo paese ha bisogno di eroi, forse. E ha sicuramente bisogno di onorare con più onestà, più convinzione e più forza tutti gli eroi che ha avuto. Comprese le tante, troppe vittime (più o meno illustri) uccise dal cancro mafioso. Sì, l’Italia ha bisogno di eroi. Ma certamente di eroi come il suo, senatore Dell’Utri, non sa che farsene.
Federico Brusadelli www.ffwebmagazine.it
3 commenti:
Marcello Dell'Utri è il classico esempio di come un politico non dovrebbe essere tale; mi vergogno che nel partito nel quale milito e svolgo il ruolo di consigliere comunale annoveri un elemento del genere.
Si dovrebbe insorgere pertanto non su Fini, che esprime opinioni legittime, ma su questo genere di elementi.
Gli eroi dell'Italia repubblicana sono quei magistrati ( Borsellino e Falcone in testa ), carabinieri, poliziotti e servitori dello Stato in genere che non hanno accettato il puzzo del compromesso ma hanno preferito morire respirando la freschezza della libertà ( per citare Borsellino ).
Chi si rende autore di fatti gravissimi deve essere trattato niente di più e niente di meno per quello che è : un delinquente.
Massimo Bianchi
Completamente d'accordo con quanto detto da Bianchi sulla vicenda Mangano(che è un mafioso e stop) vorrei però far presente che nessuno ha obbligato AN ha fondersi con Forza Italia creando il Pdl! E la vicenda Mangano non è nata solo adesso così come le responsabilità di Dell'Utri. E allora mi sembra un po' tardi per vergognarsi visto che questa situazione è stata accettata ben conoscendola. Allo stesso modo come è tardi cercare spazio all'interno del Pdl,bastava rimanere come eravamo FI e AN alleati ma ben distinti! Ed ha ben poco da parlare il fautore di questa manovra politica disgraziata Fini:ha sbagliato prima e sta sbagliando ancora di più adesso.Fuori dal Pdl e sottoporsi al giudizio degli elettori e solo dopo ciò parlare. Il resto sono solo diatribe politiche per avere potere che al popolo non interessa un bel niente! F.B.
Ma perchè, tutti o quasi, nel PDL, ce l'hanno con Fini? Per conto mio si è tolto il prosciutto dagli occhi e sta tornando quello, a mio avviso più coerente per la sua storia, delle "comiche finali"! Si sta accorgendo, troppo tardi, semmai, che una nazione non può essere nelle mani di FININVEST, gestita e manovrata dal capo, a sua volta tenuto per le palle da Bossi. Come è possibile che con una crisi economica mondiale come questa, da noi si pensi solo alle intercettazioni telefoniche, al legittimo impedimento, ai problemi del Premier, cioè. Tanti, anche nel PDL, se ne stanno rendendo conto. Io, da un governo di centrodestra, mi aspetto decisione, riduzione delle tasse (in modo che tutti le possano pagare), meno stato, più libertà d'impresa, incentivi ad assumere.... ed invece, nulla di tutto ciò ritrovo nella Finanziaria di quest'anno! Solo "effetto annuncio"! taglieremo le province..... ridurremo gli stipendi ai politici.... non metteremo le mani in tasca agli italiani.... No, gliele faremo mettere "conto terzi", dalle regioni, province e comuni, soprattutto!
Della sinistra, poi...... non hanno un'idea per farne due.
Mah, di solito sono sempre propenso a vedere il bicchiere mezzo pieno, ma ora.....la vedo bigia......
Alessandro Cialdi
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