lunedì 5 ottobre 2009

UNA FOTO AL GIORNO… LEVA IL MEDICO DI TORNO: LEGALIÀ & MORALITÀ


L’assessore Mauro ci insegna che, quando Socrate muore, discute, nel Critone, di cosa siano le leggi e di come un uomo debba rispettarle. E Socrate muore senza battere ciglio, convinto che, dal momento che le leggi lo hanno condannato, egli deve rispettare la loro sentenza: non ha bisogno di chi gli organizzi un meeting per convincerlo a obbedire ad una condanna pur se ingiusta. Se mai è proprio lui che deve convincere della giustezza della sua posizione tutti gli amici che sono andati a trovarlo in carcere e che, se sono lì, sono lì proprio per convincerlo a fuggire: la porta della galera è aperta, i carcerieri sono stati corrotti e lui può svignarsela e continuare a godere della vita, fregandosene della sentenza.
L’esempio di Socrate è, senza dubbio, paradossale. E se ne rende conto anche Platone stesso: ma il filosofo se ne serve a dimostrare per assurdo come alla legge si debba obbedire; come non sia possibile sottrarsi a questo dovere, se vogliamo che le leggi – che ci hanno cresciuto come fide nutrici, dice Socrate – non ci infliggano una condanna peggiore con il silenzio che comunque segue alla loro infrazione: un silenzio che ci dà di vili e di abietti.
C’è una voce dentro, che impone a Socrate di non derogare in nessun momento della sua vita, neppure in punto di morte, e sul punto di una morte ingiusta: è la voce di una coscienza che gli dice che non si può obbedire alle leggi solo se fanno comodo e quando fanno comodo.
Ecco. Non c’è mai stato tanto bisogno di moralità, in Italia, quanto in questi ultimi vent’anni. E nell’ultima parte di questi, ancor sempre di più. La questione morale del PCI è stata, sotto questo profilo, un tremendo fallimento; una vera débacle; una catastrofe peggiore dello tsunami di questi giorni. E non perché quella questione non fosse vera e autenticamente sentita dai compagni del PCI; ma perché di quei compagni del PCI, cari lettori, non è rimasta neppure una traccia nella sinistra di oggi.
Ci chiederemo perché. Ma siamo convinti che la risposta non sia né difficile né trascendentale – né tantomeno da cercare nell’iperuranio mondo delle idee. Come facevamo dire a Cippa, rivisto e corretto da Altalena, nelle barzellette spregiate dai compagni nei giorni scorsi, il PCI non ha capito – da certi punti di vista, non imbrogliamoci, non è mai stato così perspicace come voleva far credere – non ha capito che razza di alieni stava facendo entrare nelle proprie file. L’acquisto catto-verso-il-com, senza ombra di dubbio e di smentita (e non saltateci addosso subito, non è intelligente: aspettate con calma gli eventi dei prossimi, diciamo, vent’anni), ha sortito l’effetto influenza h1n1: una vera pandemìa come quella della Spagnola dell’inizio del secolo scorso. I risultati sono evidenti dalla morìa in corso.
Nessuno delle sinistre ha, in questo momento, in questa città dal Sindaco definita un posto dove si vive bene, quell’orgoglio di appartenenza sano pur se ruvido, quel rigore umano e morale, quella dirittura personale che noi, in queste righe, vogliamo rimpiangere in personaggi come Caramelli, Bertocci, Carlottini, Giuntini (Mario e Paolo) e molti altri che ci sfuggono (ci perdonino) e che sedettero, dal 1975, sui banchi sui quali ora siede la edulcorata maggioranza di sinistra indolcita con pillole di Hello Kitty.
Duri, coriacei quanto si vuole; più o meno capaci di scendere a qualche mediazione o compromesso (politica è anche questo, lo sappiamo bene), ma galantuomini: e senza il bisogno né di fare spettacolo né di convincere gli altri della necessità di rispettare le leggi. Lo facevano e lo insegnavano a chi si avvicinava alle file del partito.
Non sappiamo se la Giunta di oggi possa contare su un altrettale rigore e un’altrettale credibilità. A noi non sembra. Prima di crederle mentre ci mena per i sentieri dei talk-show della legalità, vorremmo che la Giunta ci mostrasse in concreto questa sua fede: rispondendo quando le si rivolge la parola; sanzionando i dipendenti che sbagliano; richiamandoli severamente all’ordine quando, con arie da presa in giro, sberleffano i cittadini che si rivolgono agli uffici e li fanno sentire dei mentecatti impotenti; rendendo più trasparenti le decisioni e le spese deliberate; privilegiando, prima ancora delle opere faraoniche e della velleità di sostituirsi a Mediaset come produttrice di spettacoli, i reali bisogni – come amava dire il buon Caramelli – delle popolazioni amministrate.
In buona sostanza: smettendola di recitare una manfrina che non convince nessuno, mentre affronta, anche per questo meeting di 7 giorni, una spesa di chissà quanto proprio nel momento in cui i Quarratini della città del bengòdi sono più poveri, più sfiduciati e più bisognosi di cure.

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3 commenti:

pfortunati@gmail.com ha detto...

voglio, ancora un volta, ringraziare questo blog per la puntualità con cui segue le vicende della città di Quarrata, che però potrebbe essere il mondo, ed encomiare l'autore dei testi che, lontano dall'aver bisogno di encomi, ha la penna più felice nel raggio di parecchie decine di chilometri...conplimenti!

Paola Fortunati

pfortunati@gmail.com ha detto...

complimenti con la m...è un refuso vi prego di credermi :-(

Anonimo ha detto...

Cara Paola,
non dubitiamo del fatto che si tratti di un refuso. La nostra personale conoscenza ce lo impedisce. Grazie del tuo interessamento e del fatto di seguirci passo passo.

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