venerdì 16 ottobre 2009

UNA FOTO AL GIORNO… LEVA IL MEDICO DI TORNO: ARSENICO & VECCHI SCARPONI


Domenica si inaugura la Casa di Zela: un centro didattico e aula conferenze, un ostello da oltre venti posti e una mostra-museo degli antichi mestieri. Dopo tre anni di lavori e una spesa di 937mila euro (275mila del Comune e 562 della Regione Toscana e Comunità Europea), più 100mila euro a fondo perduto dal Monte dei Paschi di Siena, la Casa di Zela aprirà le porte ai quarratini con una “Festa sull’aia” a partire dalle 15.30 di domenica. Fuori dalla casa saranno riprodotti sette antichi mestieri: il ricamo a filet, la realizzazione di ceste, l’impagliatura delle sedie, il lavaggio dei panni con la cenere, quello del vasaio e dello scalpellino di pietra serena e del legno. Saranno presenti anche alcuni agriturismi della zona che esporranno i loro prodotti. Alle 16 il taglio del nastro e la visita alla casa. Alle 16.30 sarà offerta una merenda. Così Marta Quilici sul Tirreno di ieri, 15 ottobre.
La nostra posizione in proposito la abbiamo già espressa più volte, ma è il caso di ribadirla in questa sede e ancora una volta. Premesso che non ci capiamo più niente (Mazzanti aveva parlato di 15 posti letto, che ora si sono trasformati in 20: evidentemente le notizie date dal Comune di Quarrata sono come la fama nell’Eneide di Virgilio, crescunt eundo, crescono man mano che vanno avanti…), a verifica della bontà di questo investimento il Comune dovrà mostrare, anno per anno, la contabilità spicciola delle spese e delle riprese: è da lì che si potrà verificare se l’affare è stato un vero affare o un nodo scorsoio.
Siamo però certi che anche stavolta nessuno farà caso a noi dell’opposizione, che comunque rappresentiamo il 60% della popolazione di Quarrata. Il concetto di democrazia e partecipazione è, in mano a questi emeriti amministratori, piuttosto dogmatico: solo loro conoscono il bene comune e noi siamo degli stupidi coglioni.
Ciò detto, è inutile aggiungere tante parole. I lettori rivedano i costi dichiarati da Marta Quilici nell’articolo del Tirreno, e mèditino se meritava davvero o no spendere così tanto per un progetto che nella migliore delle ipotesi sarà solo una soma sul groppone, per impegni e rimesse – mentre in molte frazioni mancano servizi essenziali e infrastrutture.
Ma i lettori meditino anche su quante risorse le banche gettino, pur essendo così avare e chiuse nei confronti delle imprese. Viene in mente una scritta anarchica (certe osservazioni sono, a volte, realiste, oltre che amene…) letta su un muro: spegni un mutuo, accendi una banca!
All’amministrazione vorremmo solo ricordare – fra l’altro – che il lavaggio dei panni con la cenere non era un mestiere.
Cerchiamo di non confondere le idee a chi le ha già parecchio confuse da certe brillantissime iniziative come questa, che può ben essere meritoriamente ribattezzata arsenico e vecchi scarponi.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Permettete una provocazione?
Con quale finalità? Testimoniare la beltà di splendidi anni avvolti in un alone epico oppure ricordare la vita dura e implacabile di chi strappava dalla terra un sudato pezzo di pane che a mala pena sfamava la famiglia? Riproporre un'ambientazione che susciti, o costruisca, ricordi emozionanti o testimoniare la possibilità, e sostenibilità reale - e quindi anche economica - che un mondo diverso è possibile?
Speriamo non sia un altro splendido esempio di caos mentale: rincorrere un passato, fra l'altro posticcio, per costruire una memoria del trascorso che diviene simulacro di se stessa. Sarebbe un ulteriore oltraggio ambientale.
raf