domenica 11 ottobre 2009
UNA FOTO AL GIORNO… LEVA IL MEDICO DI TORNO: A CIASCUNO IL SUO CABARET!
Un carissimo amico, ma che ama fare il burlone e che, da sempre, si è distinto in scherzi e battute, il dottor Giovanni (in russo Ivan) Baldi, qualche giorno fa ci ha sfidato, ci ha provocato, ci ha chiamato in campo per una – come si diceva un tempo – singolar tenzone.
E ci ha mandato un coso (a Quarrata si dice ancora così) che si trovava su YouTube, un’orribile canzone con cui si inneggiava a Silvio come candidato segnalato al Premio Nobel per la pace. Lo abbiamo inserito qui sotto: ma lui lo ha fatto chiedendoci di metterlo come inno del blog.
E noi… lo avremmo anche voluto provocatoriamente scegliere come inno – contrariamente alle sinistre, siamo usi esprimere i nostri pensieri in piena libertà, anche in rotta di collisione con i nostri colleghi di schieramento (vedi Lapenna al momento delle elezioni). Sennonché, nei giorni scorsi, la cultura imperante del sensazionalismo – che non risparmia da vari anni neppure le Accademie di Svezia, fino a farle rasentare il ridicolo – ha spinto, nell’ottica del Santo Subito (ben focalizzata da La Nazione), i signori del premio a indicare in Barack Obama l’uomo del secolo: e il Nobel per la pace è andato a lui sulle intenzioni e non tanto sui fatti.
Ma questo era già successo per il Nobel per la letteratura quando i compagni di Prodi lo avevano fatto affibbiare a Fò: anche a lui sulle intenzioni più che sui fatti, perché quali grandi opere aveva mai scritto? Una Divina Commedia? Un’Eneide? Un’opera in versi come Eugenio Montale? I compagni sono molto bravi a vendere fumo, sia quello di Chernobyl che quello dell’inceneritore di Montale.
Certe idee (la canzone per Silvio) sono davvero amene e sarebbe meglio che non nascessero neppure, perché finiscono per fare più male che bene. Ma che si vuole? Di passi falsi ne sono stati fatti da personaggi ben più degni di Silvio: lo ricordate, ad esempio, Giovanni Paolo II quando se la prese perché il Nobel per la pace non glielo avevano dato? Fu un bel flop, non c’è che dire, per una Santità che si sarebbe dovuta sentire appagata della semplicità e della povertà francescana. E Obama? In tutta la sua pacificità non ha forse sbattuto la porta in faccia al Dalai Lama il 9 ottobre scorso?
Se Silvio lo hanno proposto, la sua proposta poteva anche stare in piedi. Solo che ormai il Nobel si è squalificato da sé, perché quel Nobel per la pace è stato dato, in precedenza, anche a un signore – più caro a chi ha un cuore che batte un po’ più a sinistra del nostro – che si chiamava Arafat e che, nonostante lavorasse infaticabilmente per la pace del suo popolo, è morto sovrabbondantissimamentissimamente ricco: colava oro e dollari da tutti i pori come un Mida; e di quattrini poteva averne quanti Silvio (ma di candelotti di dinamite certo molti di più, anche sotto la kefìa).
Ad ogni modo, potremmo anche divertirci a scrivere un inno per un Nobel grandioso della letteratura come Dario Fò, subito canonizzato non appena i compagni andarono al potere. Tra le parole dovremmo anche scrivere di quanto il laureato di Mistero buffo sopravanzi Dante, Petrarca, Boccaccio, Carducci, Montale, ma pure gente come Seferis e mille altri: di quanto li superi non solo in spessore umano e culturale, ma anche in quantità di volumi che si stendono sui palchetti, diciamo, di una biblioteca pubblica tipo quella di Quarrata, i cui infissi stanno per andare in disfacimento, mentre il Comune non ha quattrini se non per le feste dell’uva e dei vecchi scarponi al Bolshoi Museum della Querciola (in russo bolshoi = grande, come per noi Alessandro o Carlo Magno).
Babbo, mamma, amici, compagni non si possono scegliere, ci si deve tenere quelli che ci càpitano. E gli inni sono come i simboli: a volte disadatti come quello del ciuco che la sinistra aveva progettato di adottare anni fa, lo ricordate? Una sinistra che oggi ha il suo nell’Inno del corpo sciolto di Benigni – adatto a chi, come il Vicepresidente del Senato, per paura di restare a piedi nel tramestìo delle innovazioni tecnologiche dei PD, prima ha mandato avanti i suoi armigeri e poi, vista l’irresistibile ascesa di Bersani (vedi Bertolt Brecht), s’è buttato - avanti tutta! - dalla parte del vincitore, come si legge oggi, 11 ottobre, sui due quotidiani locali.
Grazie, comunque, Giovanni, di aver vivacizzato il nostro blog, pur se questo non piace affatto all’amico Romitino che ci accusa di fare cabaret. La pace può, però, non la scegliamo come nostro inno: noi, di musiche e canzonette, nel blog, ci abbiamo già le sconcertanti trombonate della Sabrina che parla e le spara sia sui giornali di De Benedetti che alle TV del Cavaliere – il quale, fortunatamente, non ha a disposizione una donna come la… Rosy Bundestag.
Come vedete sappiamo anche essere autoironici.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
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